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Jan
Incontro/Seminario
Sovranità/ Mondializzazione
Mercoledì 31 Gennaio 2018
La mondializzazione ha svuotato i vecchi concetti e le categorie del politico mentre la sovranità ha perso il suo storico significato di potenza sulla soglia fra diritto e violenza mettendosi con remissività al servizio del globale.
Anche la dialettica che vincolava lo Stato-nazione alla propria base sociale è ora compromessa. La spirale della storia pare riportarci alle vecchie dicotomie dell’Ancien Régime (nobili e ignobili), deattualizzando lo scontro tra capitale e lavoro.
Tutto sembra dare ragione al realista Cari Schmitt che profetizzò il riaccendersi di un conflitto interno non ideologico.
D’altra parte che cosa riconosciamo oggi nella nozione di “popolo” sulla quale silegittima la sovranità?
C’è in essa un’ambiguità semantica: il Popolo è davvero un corpo politico integrale, un’evocazione ideale: il “Popolo italiano” della nostra Carta o il Populus dello stoicismo? Oppure non è altro che la classe degli esclusi, esclusi dalla politica, la neo-plebe?
Una classe oggetto del marketing politico, del plagio ordito da una ”Stato democratico-spettacolare” anche attraverso quell’abiezione servile che è il voto di scambio. Qui appare fatale il contrasto tra l’entità statuale, le spoglie dello Stato-nazione e il corpo sociale, i cittadini, la comunità.
“Nominare i produttori e i parassiti!”, con ciò Saint-Simon intendeva discernere il bene del paese da ciò che lo deprime a cominciare dal parassitismo dello Stato.
L’Italia nel nuovo ordine globale è politicamente un vicereame, è i viceré com’è noto sono devoti al re, molto meno al popolo. Oggi gli ineludibili diktat del sovrano sono quelli della nuova aristocrazia finanziaria, dei mercati, della tecnoburocrazia della UE…
Sono le nuove sovranità ubique e apolidi che da un altrove indeterminato instaurano uno “stato di eccezione”permanente che delegittima lo stesso stato di diritto.
Di fronte alla domanda di cambiamento (di metamorfosi o redenzione) viene invece offerta la commedia di una transizione infinita dove in realtà nulla cambia mentre si agita lo spauracchio della crisi perpetua.
Ma la vita reale, la forma di vita di una comunità sta più in alto della politica, essa è il vero soggetto sovrano cui si richiama il nostro discorso. Quel soggetto è la costellazione dell’impolitico: il nostro scontento, la domanda di una nuova categorizzazione dei fondamenti del vivere, di una “vita amena”, di una vita “degna di essere vissuta”.
Relatori
Giulietto Chiesa – Giornalista. Politico
Diego Fusaro – Filosofo, Direttore Filosofia Politica IASSP
Marco Gay – Amministratore Delegato
Marco Giaconi – Analista Strategico, Docente IASSP
Mario Mauro – Senatore
Gherardo Colombo – già Magistrato
Ivan Rizzi – Presidente IASSP
Sergio Vento – Diplomatico italiano, già Ambasciatore a Washington
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