Description
Rispetto al nesso tra lavoro produttivo e potere finanziario sussistono forti dubbi sulle dotazioni cognitive che disponiamo e sulla stessa capacità di dare risposte strategiche adeguate.
C’è apprensione anche rispetto alle luci e alle ombre della stessa attività finanziaria (Shareholder Capitalism).
Tuttavia è più che mai la finanza che può permettere alla nostra produzione di dispiegare le ali, potenziarsi e competere. “la finanza è un rischio affascinante”.
L’Italia eccelle ancora nel lavoro produttivo, nella capacità di trasformare la materia in ricchezza, qui sta tutta la sua dignità di Paese. La sua reputazione è risposta soprattutto nelle mani della nostra imprenditoria.
È proprio la reputazione il nostro punto debole di fronte ai mercati 8 e 80, sono due numeri rivelativi: l’economia italiana è l’ottava al mondo, mentre scivola all’ottantesimo posto rispetto al prestigio internazionale!
La nuova contraddizione è quella che vede contrapporsi le categorie della società del lavoro con quelle della società del consumo e dell’investimento diffuso. La contraddizione sta in una imperterrita spinta al consumo mentre diminuisce il potere di acquisto, essa riguarda tutto l’Occidente e in particolare il nostro Paese che, come nel Novecento, è ancora ritenuto nel bene e nel male un laboratorio della modernità.
Si stanno quindi disegnando in una durissima competizione alleanze e gerarchie tra gli stati per assicurare e difendere stili di vita non più generalizzabili.
Quale strategia di politica economico-finanziaria è teoricamente auspicabile e quale è “realistica”, visto che oggi il margine delle scelte si riduce progressivamente quanto la sovranità di un paese democratico?
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