Difesa in tempo reale

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La globalizzazione ha attraversato di corsa immensi territori ignari di cosa volesse dire democrazia, il fiore dell’Occidente. La Terra non è affatto evangelizzata da ciò che postuliamo con supponenza, come ordine civile. La Terra è sostenuta da una tartaruga imprevedibile e paranoica.

Sotto i nostri piedi c’è un tapis roulant che corre al di la del nostro volere. Siamo obbligati a tenere il passo sapendo che i concetti di giustizia e quelli di forza resteranno lontani finché esisterà il male o perlomeno il disordine del mondo. In attesa di un ipotetico diritto universale o di più programmatiche lex mercatorie sovranazionali dovremmo fare i conti con “la giustizia della forza e non con la forza della giustizia?”

In Italia non c’è alcun forte Bastiani posto a baluardo del l’altrove, né un solo militare a presidio dei nostri confini ormai comunitari, e, fino a pochi mesi fa, persino il pattugliamento delle nostre coste non fu altro che un “comitato d’accoglienza per immigrati clandestini”.

Il fronte è oggi quello di un nuovo ruolo delle Forze Armate aperto dai nuovi scenari interni ed esterni. Un ruolo che rappresenti la resistenza dello “spirito di servizio” nella vocazione morale, la dignità di una reputazione che del fare la giustizia che legittimi la forza, la funzione che assicuri la sicurezza, la competenza che crei i vantaggi per il Paese, la responsabilità etica che istituisca la materia “anacronistica” e pure eterna della lealtà per un salus rei publicae.

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