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Jan

Piaggio Aerospace, una delle glorie storiche del Made in Italy, ha vissuto un’odissea industriale e politica negli ultimi dieci anni, culminata con la recente acquisizione da parte del colosso turco Baykar. Per comprendere come l’Italia abbia perso una risorsa strategica, occorre tornare all’epoca di Matteo Renzi, quando le promesse di rilancio industriale si sono scontrate con una realtà di declino progressivo.
2014: Renzi e le promesse di rinascita
Nel 2014, il governo Renzi annunciò con entusiasmo un piano ambizioso per rilanciare l’industria aerospaziale italiana. Piaggio Aerospace, simbolo dell’ingegneria aeronautica ligure, doveva incarnare questa rinascita. Il piano prevedeva investimenti pubblici per sostenere la produzione, in particolare quella del P.1HH HammerHead, una versione avanzata dell’aereo P.180 Avanti, trasformato in drone militare.
Sotto la guida di Roberta Pinotti, allora ministra della Difesa, furono firmati contratti per l’acquisto di questi droni, promettendo un futuro radioso per l’azienda grazie a una combinazione di ordini militari e a una solida base nel settore civile.
La realtà: una crisi inesorabile
Tuttavia, dietro le quinte, i problemi erano già evidenti. I finanziamenti pubblici si rivelarono insufficienti per coprire i costi di sviluppo dell’HammerHead, un progetto troppo ambizioso per un’azienda delle dimensioni di Piaggio Aerospace. Parallelamente, la concorrenza internazionale si faceva sempre più agguerrita, dominata da giganti come General Atomics e, ironia della sorte, Baykar, che conquistava una fetta significativa del mercato.
La situazione peggiorò ulteriormente quando la società passò sotto il controllo del fondo sovrano di Abu Dhabi, Mubadala, che perse progressivamente interesse per questo investimento poco redditizio. Tra il 2016 e il 2018, Piaggio Aerospace precipitò in una spirale di debiti e ordini mancati.
2018: L’amministrazione straordinaria
Nel dicembre 2018, il governo Conte I pose Piaggio Aerospace in amministrazione straordinaria, cercando di salvare l’azienda tramite una gestione commissariale. Il commissario straordinario Vincenzo Nicastro cercò disperatamente nuovi investitori, promettendo di rilanciare la produzione civile e militare.
Le negoziazioni si protrassero per anni, con l’azienda che sopravviveva grazie a ordini sporadici. Tuttavia, non si concretizzò alcun vero rilancio. Sotto il governo Draghi, la priorità sembrò essere trovare un acquirente, piuttosto che investire nel futuro di Piaggio Aerospace.
2023: Baykar entra in scena
Nel 2023, dopo anni di incertezze, il governo Meloni approvò la vendita di Piaggio Aerospace a Baykar, colosso turco dei droni militari guidato da Selçuk Bayraktar, genero del presidente Erdogan. La decisione fu giustificata dalla necessità di salvaguardare i posti di lavoro e garantire la continuità della produzione.
Tuttavia, questa cessione solleva numerosi interrogativi. Perché un’azienda strategica per la difesa italiana è stata venduta a una società straniera legata a un regime sempre più distante dagli standard democratici europei? Perché non sono state esplorate altre soluzioni, come un partenariato pubblico-privato o il coinvolgimento di aziende europee?
Un simbolo del declino industriale italiano
La vicenda di Piaggio Aerospace evidenzia le lacune dell’Italia nella gestione dei suoi asset strategici. Dall’era Renzi in poi, le promesse di rinascita si sono dissolte di fronte a una realtà segnata da investimenti pubblici insufficienti e da una gestione incapace di garantire un futuro sostenibile. Alla fine, una risorsa strategica è stata ceduta a un attore straniero, invece di essere sostenuta da una visione di lungo termine per il Paese.
I benefici per Ankara
Con l’acquisizione di Piaggio Aerospace, Baykar ottiene una base produttiva strategica nell’Unione Europea, facilitando l’accesso ai mercati europei per la vendita di droni e altri sistemi militari. Questa posizione consente anche di aggirare le restrizioni imposte da Bruxelles o dalla NATO sull’esportazione di tecnologie militari verso Paesi terzi. Inoltre, l’acquisizione colloca Baykar in una posizione privilegiata per partecipare a progetti europei di difesa, rafforzando il peso della Turchia nelle decisioni strategiche dell’industria europea.
Sul piano geopolitico, il controllo di un marchio europeo prestigioso come Piaggio Aerospace rafforza l’immagine internazionale della Turchia, posizionandola come un attore chiave nel settore aerospaziale. Baykar può combinare le infrastrutture italiane con le proprie tecnologie avanzate per sviluppare nuovi modelli di droni, rispondendo alla crescente domanda globale, in particolare da parte dei Paesi emergenti.
L’acquisizione di Piaggio Aerospace da parte di Baykar va oltre il contesto economico. Essa rappresenta una strategia politica e militare che consente alla Turchia di ampliare la propria influenza industriale, politica e geopolitica, consolidando il suo ruolo di potenza regionale e rafforzando la sua proiezione sulla scena mondiale.
Articolo di Giuseppe Gagliano, Presidente Cestudec e relatore dei progetti di formazione IASSP, pubblicato su EPGE – Ecole de Pensée sur la Guerre Economique
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