07
Jan
La nozione di guerra economica rimane ancora un punto cieco nel modo in cui i responsabili del mondo economico percepiscono il loro ambiente. La stragrande maggioranza di loro si concentra sulle problematiche di innovazione e sull’analisi concorrenziale senza cercare di adottare un approccio più globale agli scontri economici che possono avere ripercussioni molto precise sul loro fatturato e sul volume delle loro attività.
Oggi non è più possibile concentrarsi solo sui core business, evitando i temi che mettono in discussione le riflessioni manageriali classiche. L’evoluzione conflittuale del mondo rende più che mai necessario formalizzare nuove griglie di lettura sulle strategie di accerchiamento attraverso le normative, ma anche sui metodi di incremento del potere economico che alterano le regole della concorrenza, così come il rafforzamento delle politiche protezionistiche e, senza dimenticare, le nuove modalità di conquista mascherata dei mercati sotto il pretesto dello sviluppo delle tecnologie dell’informazione.
La guerra economica nel settore della plastica
Storicamente, il settore delle materie plastiche non si è sviluppato seguendo i principi della guerra economica, come è invece accaduto, ad esempio, per il settore petrolifero, il cui sviluppo è strettamente legato alle questioni geostrategiche dalla fine del XIX secolo. La globalizzazione degli scambi ha modificato questa realtà iniziale. Diversi tipi di scontri economici interferiscono sempre di più con il quadro di sviluppo originario del settore delle materie plastiche e dei compositi. L’analisi dello stato attuale del settore delle materie plastiche e dei compositi, secondo un approccio di intelligence economica, evidenzia tre principali constatazioni:
- Esistenza di strategie di guerra economica o di una convergenza di indizi concordanti in tutte le fasi della catena del valore delle materie plastiche: materie prime, prodotti plastici finiti e rifiuti. Anche le soluzioni alternative ai materiali plastici convenzionali, come i bioplastiche, gli oxo-degradabili e i plastici riciclati, non ne sono esenti.
- Ricorso a strategie di confronto economico aggressivo da parte di alcuni Stati europei, come la Germania (che nel 2023 presentava un saldo commerciale attivo in tutte le categorie di plastica) e l’Italia, spesso a scapito dei propri alleati europei.
- Vulnerabilità del settore delle materie plastiche e dei compositi in Europa e sua dipendenza da alcuni Stati predatori, come la Cina e gli Stati Uniti, in particolare per quanto riguarda le materie prime plastiche.
Un panorama dei mezzi impiegati e dei vettori utilizzati, analizzato secondo le parti interessate (industriali, concorrenti, società civile, Stati e istituzioni) e i vari ambiti (economico, normativo, giurisdizionale o ambientale), ha permesso di identificare alcune strategie di conquista insidiose che meritano particolare attenzione:
- Azioni di predazione: acquisizioni o partenariati strategici per penetrare determinati mercati.
- Pene artificiali di materie prime: manipolazione delle disponibilità per controllare il mercato.
- Pratiche di dumping: finalizzate a indebolire o distruggere la concorrenza.
- Confronto indiretto tramite il diritto o le normative: utilizzate per ottenere vantaggi competitivi e svantaggiare i concorrenti
Il caso studio del settore plastica
La storia della plasturgia inizia nel XIX secolo con l’invenzione della prima plastica sintetica, la bachelite. Tuttavia, è a metà del XX secolo che l’industria della plastica ha conosciuto un’importante crescita, in particolare durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando la domanda di materiali leggeri e resistenti è aumentata notevolmente. Gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo fondamentale nell’industrializzazione della plastica, con aziende come DuPont che hanno sviluppato polimeri emblematici come il nylon. Anche l’Europa, in particolare Germania, Francia e Regno Unito, è stata pioniera nella produzione e innovazione dei materiali plastici.
Da allora, la plasturgia è diventata un’industria globale, con la Cina che attualmente domina la produzione (32%), seguita dagli Stati Uniti (17%) e dall’Europa (14%). In Francia, il settore è dinamico, impiegando 125.000 persone in 3.350 aziende. Nel 2023, la Francia era il terzo produttore di plastica in Europa, dopo la Germania e l’Italia.
Crescita globale della produzione di plastica
Il mondo sta assistendo a un massiccio aumento della produzione di plastica. Tra il 2019 e il 2060, i paesi non membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) dovrebbero triplicare il consumo di plastica, rappresentando il 64% dell’uso mondiale entro il 2060. Gli aumenti più significativi sono previsti nelle economie emergenti dell’Africa subsahariana e dell’Asia. Nei paesi membri dell’OCSE, l’uso della plastica dovrebbe raddoppiare entro il 2060.
Il plastico, onnipresente nella vita quotidiana, ha rivoluzionato la società moderna grazie alla sua versatilità e al basso costo di produzione. Si è rapidamente imposto in quasi tutti i settori di attività, dai beni di consumo alle applicazioni industriali avanzate. Questo materiale, prodotto principalmente da derivati del petrolio, offre una varietà di proprietà che lo rendono una scelta privilegiata per molteplici usi. I polimeri plastici sono stati il motore della crescita industriale nei paesi occidentali “fondatori” della plasturgia e oggi sostengono la crescita dei continenti africani e asiatici.
Problemi ambientali
Tuttavia, l’uso eccessivo della plastica ha portato a sfide ambientali significative:
- Gestione inadeguata dei rifiuti: Smaltimento improprio, incenerimento eccessivo o mancanza di gestione.
- Inquinamento: Nei fiumi, negli oceani, nell’aria e nel suolo.
- Emissioni di gas serra: Derivate dalla produzione e dallo smaltimento della plastica.
- Impatto sulla salute umana: Effetti potenzialmente dannosi di additivi chimici nei polimeri, specialmente in paesi con normative meno rigorose.
- Minacce alla biodiversità: Gravi rischi per gli ecosistemi causati dall’inquinamento da plastica.
Questa crisi della plastica, persistente e concentrata soprattutto in Asia e Africa, è diventata una questione globale che richiede un’azione rapida e coordinata lungo tutta la catena del valore, dalla produzione delle materie prime alla gestione dei rifiuti.
Divergenze negli interessi economici globali
La dimensione globale della catena del valore e la molteplicità degli attori coinvolti evidenziano divergenze significative negli interessi economici nazionali. Gli Stati Uniti, primo produttore mondiale di rifiuti plastici, insieme a Cina e Arabia Saudita, membri dell’OPEC, sono riluttanti a ridurre la produzione di plastica. D’altro canto, l’Europa impone requisiti sempre più rigorosi per la progettazione e il riciclaggio dei prodotti in plastica, in particolare degli imballaggi.
Minacce per l’industria della plastica
In questo contesto di accresciuta concorrenza, tensioni commerciali e pressioni ambientali, emergono strategie di conquista economica a scapito degli attori più deboli o meno aggressivi. Le principali minacce includono:
- Azioni predatorie: Acquisizioni o partnership strategiche per dominare il mercato.
- Attacchi informativi: Campagne di disinformazione volte a danneggiare il settore.
- Guerra legale: Uso aggressivo di azioni giuridiche per ostacolare i concorrenti.
- Lobbying aggressivo: Pressioni politiche e normative per ottenere vantaggi competitivi.
Queste dinamiche rappresentano sfide cruciali per il futuro dell’industria della plastica, che deve affrontare sia la crescente domanda globale sia la necessità di soluzioni sostenibili e innovative.
Traduzione del documento elaborato dal Centro Studi dell’Ecole de Guerre Economique diretto da Christian Harbulot, Economista, politologo francese e relatore dei progetti di formazione IASSP
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