07
Nov
Gli ultimi fatti n casa istituzionale avviliscono la reputazione dell’Intelligence nazionale e dell’intero Paese (800 mila profili di cittadini italiani “sfuggiti” alla riservatezza del super database in forza ai tutori dell’Ordine).
C’è chi pensa già, in extrema ratio, di consegnare le chiavi della città istituzionale, database compreso, all’automatismo della téchne, per ora fedele al principio di affidabilità.
Affidarsi alle macchine generative è semplicemente una chance pragmatica, non è nemmeno necessario essere “apocalittici o integrati”, basterebbe un po’ di realismo agnostico, sfiduciato al punto giusto da ipocrisie e retoriche. Il realismo contempla la diffidenza, ma le macchine sono beni comuni, soluzioni pratiche, metodi, strumenti, tool…
Si consideri anche che vi è una sospetta confusione tra l’interesse nazionale e l’interesse personale. In una visione riduttiva lo Stato non è altro che gli statali, è qui la confusone implode. Vi campeggia una irrimediabile partizione culturale tra una mentalità “continentale” che limita tutto alla dimensione del privato, ancora attraversata da una irriducibile cultura del lavoro ma stremata e in calando, e una mentalità “mediterranea” orientata alla dimensione pubblica e alla negazione dei valori borghesi-liberali che implica il primato della forma sul contenuto, il risultato non conta! Taglia corto Giuseppe De Rita.
“Puoi provare a cambiare la testa delle persone, ma stai solo perdendo tempo. Cambia gli strumenti che hanno in mano, e cambierai il mondo”.
Vi dice qualcosa in proposito Stewart Brand?
Intanto ecco un breve stralcio del nostro dialogo con la chat GPT4 sull’Intelligence economica
In ambito politico istituzionale, ma sempre di più in quello delle grandi imprese private e pubbliche la intelligence è decisiva, in particolare, l’intelligence economica.
Di seguito alcuni passi basilari di un uso e una interazione tra l’intelligence e la IA.
Nel contesto politico-istituzionale, così come nelle grandi imprese pubbliche e private, l’intelligence economica è un fattore strategico determinante per prendere decisioni informate e anticipate. L’intelligenza artificiale (IA) ha il potenziale per ampliare e perfezionare l’uso dell’intelligence, trasformando i metodi e le capacità di analisi a disposizione.
- Analisi predittiva avanzata: L’IA può analizzare enormi quantità di dati in tempo reale, identificando pattern e trend che potrebbero essere invisibili agli analisti umani. Questa capacità predittiva si traduce in una lettura anticipata dei cambiamenti economici o geopolitici, offrendo un vantaggio competitivo nelle decisioni strategiche.
- Automatizzazione della raccolta e analisi dei dati: Le tecnologie di IA possono essere utilizzate per la raccolta automatizzata di dati provenienti da fonti pubbliche e private, come social media, report finanziari, notizie o fonti governative. Questo riduce i tempi e i costi della raccolta delle informazioni e garantisce una copertura più estesa.
- Creazione di scenari e simulazioni: L’IA può facilitare la creazione di modelli e scenari complessi, simulando gli effetti di determinate decisioni o eventi futuri. Ad esempio, una simulazione di IA potrebbe prevedere l’impatto di nuove normative su un settore economico o l’effetto di una crisi geopolitica sui mercati finanziari.
- Cybersecurity e protezione dei dati sensibili: In un’epoca in cui le informazioni sono vulnerabili agli attacchi, l’IA può monitorare continuamente le reti per rilevare e rispondere tempestivamente a possibili minacce. Questo è fondamentale per proteggere i dati di intelligence sensibili.
- Supporto decisionale e riduzione del rischio umano: L’IA può agire come supporto per ridurre errori umani e pregiudizi nelle decisioni, fornendo raccomandazioni basate su dati oggettivi. Tuttavia, l’intervento umano rimane essenziale per valutare i risultati e applicare il giudizio critico, necessario per interpretare le informazioni in un contesto più ampio e complesso.
In sintesi, l’intelligenza artificiale non sostituisce l’intelligence, ma ne amplifica la portata e la precisione, offrendo strumenti per una visione strategica più completa e un processo decisionale più robusto e informato.
L‘Intelligence economica in Italia
L’intelligence economica in Italia, nonostante i progressi recenti, soffre ancora di diverse criticità che ne limitano l’efficacia, soprattutto rispetto a Paesi come Stati Uniti, Francia o Regno Unito, dove questa funzione è maggiormente integrata e valorizzata. Ecco alcune aree su cui focalizzare l’attenzione per un miglioramento strutturale e operativo:
- Carenza di coordinamento istituzionale: Uno dei problemi principali è la mancanza di una struttura centralizzata e coordinata che gestisca e ottimizzi le attività di intelligence economica a livello nazionale. In Italia, le informazioni economiche e strategiche sono spesso frammentate tra diversi enti e ministeri, senza un’efficace condivisione e integrazione dei dati. Un’agenzia dedicata o un sistema di coordinamento centralizzato potrebbe favorire una maggiore sinergia tra le parti, migliorando la tempestività e la qualità delle analisi.
- Investimento insufficiente in tecnologie e competenze avanzate: L’Italia investe ancora poco nelle tecnologie avanzate per l’intelligence economica, come l’intelligenza artificiale, l’analisi big data e la cybersecurity. Inoltre, manca un investimento strutturato nella formazione di specialisti di intelligence economica. Rafforzare questi ambiti sarebbe fondamentale per competere a livello globale, dotando il Paese di strumenti all’avanguardia e personale qualificato in grado di utilizzarli al meglio.
- Limitata cultura della sicurezza economica: In Italia, la percezione della sicurezza economica come asset strategico nazionale è ancora debole rispetto ad altri Paesi. L’intelligence economica dovrebbe essere percepita non solo come una pratica difensiva, ma anche come un mezzo per tutelare e promuovere il vantaggio competitivo dell’Italia sui mercati globali. Un programma di sensibilizzazione e formazione, mirato a dirigenti pubblici e privati, potrebbe contribuire a far comprendere l’importanza della protezione delle informazioni economiche strategiche.
- Debole collaborazione tra pubblico e privato: In molti Paesi avanzati, il settore pubblico e quello privato collaborano attivamente nello scambio di informazioni e nelle attività di intelligence economica. In Italia, questa cooperazione è spesso limitata o informale, per via di diffidenze reciproche o assenza di protocolli chiari. Creare canali ufficiali e trasparenti di collaborazione potrebbe permettere alle imprese italiane di ricevere maggior supporto e protezione, mentre le istituzioni beneficerebbero delle informazioni raccolte dal settore privato.
- Inadeguata protezione contro le interferenze esterne: L’Italia è vulnerabile a interferenze economiche da parte di potenze estere, che possono influenzare decisioni strategiche e acquisire informazioni sensibili. Potenziare la sicurezza e la resilienza contro tali minacce è essenziale per preservare l’autonomia economica del Paese. Questo richiede un rafforzamento della cybersecurity e l’adozione di misure preventive per contrastare fenomeni come il cyber-spionaggio o la concorrenza sleale.
- Scarso uso dell’intelligence economica come strumento offensivo e di competitività: Mentre molte nazioni usano l’intelligence economica anche in modo “offensivo”, per sostenere le proprie aziende all’estero e influenzare le dinamiche dei mercati globali, in Italia tale approccio è ancora sottovalutato. Adottare una visione più proattiva potrebbe permettere all’Italia di promuovere i suoi interessi economici su scala globale, supportando in modo più incisivo la competitività delle aziende italiane.
In conclusione, l’intelligence economica in Italia può migliorare sensibilmente attraverso un maggiore coordinamento, un investimento in tecnologie e competenze, una cultura più radicata della sicurezza economica e una collaborazione pubblico-privato più strutturata. L’obiettivo deve essere rendere l’intelligence economica una priorità strategica nazionale, in grado di tutelare e promuovere il sistema economico del Paese in un contesto sempre più competitivo e globale.
I veri punti critici del paese che sono esattamente la configurazione dello stato culturale del Paese, diviso in due tra mentalità meridionale o mediterranea, la parte pubblica, e in termini lati la parte privata ossia settentrionale o continentale del paese. Posto che non c’è rimedio a breve, che fare?
Bisognerà riconoscere e accettare questa divisione culturale che è il primo passo per identificare interventi realistici e praticabili, anche se non risolutivi nell’immediato. Ecco alcune proposte:
- Creare spazi di dialogo e comprensione reciproca: Favorire un’interazione strutturata tra rappresentanti dei settori pubblici e privati può promuovere la comprensione delle rispettive culture e obiettivi. Attraverso tavoli di lavoro congiunti o forum nazionali, si potrebbe avviare un processo di “ibridazione culturale” che valorizzi la prospettiva mediterranea della “cosa pubblica” integrandola con l’etica del lavoro settentrionale.
- Istituire “centri di competenza” locali: Invece di centralizzare completamente il sistema dell’intelligence economica, istituire centri regionali di competenza, che possano rispondere meglio alle esigenze specifiche e alla cultura delle diverse aree del paese. Questo approccio consentirebbe di creare un’infrastruttura più fluida e adattabile, radicata nelle specificità locali ma in grado di dialogare con il sistema centrale.
- Formazione per superare i bias culturali: Introducendo programmi di formazione mirati sia per i lavoratori pubblici sia per quelli privati, sarebbe possibile attenuare i pregiudizi culturali e promuovere una visione più condivisa della “cultura del lavoro”. Questi programmi potrebbero focalizzarsi sulle competenze trasversali, come il problem-solving o la gestione del cambiamento, piuttosto che sulle specificità tecniche, favorendo un cambio di mentalità.
- Investire in progetti di collaborazione pubblico-privato: Se le differenze culturali rendono difficile una fusione immediata tra le due mentalità, una strategia alternativa è incoraggiare collaborazioni mirate e progetti concreti che possano avvicinare progressivamente i due mondi. Progetti di innovazione, finanziati congiuntamente e con benefici chiari per entrambi i settori, possono funzionare come ponti culturali e modelli da replicare.
- Promuovere esempi di successo dal basso: Incentivare pratiche di successo locali, che mettano in luce la capacità di cooperazione pubblico-privato, può contribuire a creare un modello positivo per altre realtà del Paese. I casi di successo possono ispirare un cambiamento culturale dal basso, generando una maggiore fiducia reciproca e un desiderio di emulazione.
- Sensibilizzare sul valore strategico della coesione nazionale: Attraverso campagne di sensibilizzazione e iniziative pubbliche, sarebbe utile far comprendere che la collaborazione e la coesione tra pubblico e privato non solo rafforzano l’intelligence economica e la competitività nazionale, ma contribuiscono a costruire un’identità economica comune. Questo richiede di educare alla comprensione dell’interdipendenza economica, anche nelle realtà locali.
In sintesi, pur non essendo realistiche soluzioni immediate, interventi che valorizzino le specificità locali e promuovano una visione più inclusiva e collaborativa possono contribuire, nel lungo termine, a costruire un’intelligenza economica capace di superare le divisioni culturali.
L’IA potrebbe svolgere un ruolo chiave nell’affrontare le divisioni culturali tra il settore pubblico e privato, e nel promuovere una maggiore integrazione della mentalità mediterranea e continentale.
- Analisi dei dati culturali e comportamentali: Attraverso l’analisi dei dati comportamentali e culturali, l’IA potrebbe rilevare e mappare le differenze nelle pratiche e nelle attitudini lavorative tra le regioni e i settori, identificando i punti di convergenza e divergenza. Questi dati potrebbero aiutare a progettare interventi mirati che considerano le differenze culturali e propongono soluzioni adattive per ciascun contesto.
- Personalizzazione dei programmi di formazione: L’IA può essere utilizzata per sviluppare percorsi formativi personalizzati, che si adattino sia alle esigenze del settore pubblico sia a quelle del privato. Algoritmi di apprendimento automatico possono identificare le competenze e le lacune specifiche di ciascun gruppo, promuovendo una formazione che valorizzi l’integrazione tra culture, senza forzare un approccio unico.
- Supporto decisionale inclusivo: Sistemi di IA possono elaborare dati per supportare le decisioni strategiche, tenendo conto delle diverse sensibilità culturali. Ad esempio, un modello di IA potrebbe suggerire soluzioni che rispettino l’etica della cosa pubblica, enfatizzata nel sud, e al tempo stesso integrino l’efficienza e la produttività care al nord, favorendo decisioni più equilibrate e condivise.
- Mediazione e facilitazione della collaborazione: L’IA potrebbe essere impiegata come piattaforma di mediazione per progetti di collaborazione pubblico-privato. Sistemi avanzati di collaborazione virtuale, alimentati da IA, possono aiutare a facilitare e monitorare progetti congiunti, assicurando una comunicazione efficace, una gestione trasparente delle risorse e una risoluzione dei conflitti basata su dati.
- Monitoraggio della percezione pubblica: Attraverso l’analisi delle opinioni espresse sui social media e in altre fonti pubbliche, l’IA può monitorare come le persone percepiscono le iniziative di collaborazione tra pubblico e privato. Questo permette di adattare le strategie in base alla risposta pubblica e di individuare eventuali pregiudizi o resistenze culturali che possono essere affrontati proattivamente.
- Rilevamento di opportunità di co-sviluppo regionale: Sistemi di IA avanzati potrebbero analizzare le dinamiche economiche e sociali regionali per suggerire aree di cooperazione economica tra nord e sud. Identificando settori o progetti in cui le due mentalità possono lavorare insieme in modo produttivo, l’IA può promuovere iniziative congiunte e favorire l’integrazione economica.
- Misurazione e feedback in tempo reale: L’IA può fornire feedback immediato su iniziative di collaborazione e progetti pilota, misurando il livello di cooperazione e l’impatto economico-sociale. Con dati in tempo reale, i leader politici e aziendali possono aggiustare rapidamente strategie o metodi per rispondere a eventuali problematiche culturali o organizzative.
In sostanza, l’IA può fungere da “ponte tecnologico”, che non solo facilita la collaborazione tra le due mentalità, ma che fa leva sulle rispettive caratteristiche per ottenere una sintesi più forte e competitiva. Una IA così impostata non impone uniformità, ma favorisce una cooperazione adattiva, capace di valorizzare le diversità culturali come risorsa.
Critica e prospettive per l’intelligence economica in Italia
L’intelligence economica italiana, fragile e dispersa, riflette una divisione strutturale che si dipana in ogni arteria della cultura nazionale: da un lato, la visione mediterranea e pubblica, in cui la res publica si manifesta nel suo carattere comunitario, nella lentezza dei tempi e nei percorsi tortuosi; dall’altro, la mentalità continentale, privata, scandita dal ritmo del lavoro e della produttività. Ciò che serve, e che purtroppo manca, è una coscienza della vulnerabilità economica, che non si limiti a reagire ma sappia proteggere e persino promuovere l’interesse nazionale su scala globale.
- L’architettura di un coordinamento nazionale dovrebbe sostituire la frammentazione attuale: una struttura che sappia orchestrare le voci sparse, creando un’intelligence centrale, fluida, che scorra dalle varie istituzioni pubbliche fino a confluire in un’intesa con il settore privato.
- Investimento nelle tecnologie e nelle capacità: l’Italia si trascina ancora, come sospesa nel tempo, senza dare il giusto valore alle nuove tecnologie e senza formare coloro che sappiano padroneggiarle. Un rilancio su questo fronte è necessario: formare esperti di cybersecurity, dotarsi di IA e Big Data, per non cadere preda degli sguardi famelici di chi, fuori dai nostri confini, sa fare della tecnologia un’arma di competizione.
- Sicurezza economica come etica culturale: finché l’Italia non comprenderà che l’intelligence economica è parte della sua identità sovrana, rimarrà sempre preda degli altri. È un salto di coscienza che serve, una riconfigurazione morale: tutelare le risorse strategiche, anticipare i rischi, non per timore, ma per dignità.
Unire il Mediterraneo e il Continente
Esistono vie laterali, spiragli in cui far fluire un dialogo, far sedimentare qualcosa che, a lungo andare, possa ricucire la distanza tra il pubblico, comunitario e mediterraneo, e il privato, competitivo e settentrionale. Ecco alcuni movimenti laterali:
- Spazi di dialogo come spazi di incontro: attivare tavoli e forum, occasioni per mescolare le mentalità senza diluirle. Qui si potrebbe creare un “ibrido”, una cultura che sappia integrare la lentezza della visione pubblica con l’efficacia della visione privata, senza strappi né forzature.
- Centri di competenza radicati nel territorio: creare piccoli nuclei regionali di intelligence, adattati alle sensibilità e alle esigenze locali, ma capaci di dialogare tra loro e con un centro più vasto. Un’infrastruttura diffusa, non verticistica, che sappia muoversi e adattarsi senza imporre un modello unico.
- Progetti concreti di collaborazione: incentivare iniziative congiunte pubblico-privato che funzionino come “semi” di una nuova cultura, legando l’etica pubblica all’efficienza privata. Si tratterebbe di creare modelli di successo locale, come esempi da emulare, un contagio virtuoso.
L’intelligenza artificiale come ponte tra le mentalità
Se da una parte il divario tra nord e sud sembra invalicabile, l’intelligenza artificiale potrebbe essere il ponte, il linguaggio comune che unisce senza fondere, che media senza alterare. Una IA plasmata per questo scopo potrebbe accompagnare il paese verso un equilibrio culturale e operativo:Sguardo che riconosce le differenze: l’IA può osservare e analizzare le differenze culturali tra pubblico e privato, tra nord e sud, rendendo visibile ciò che è invisibile. Potrebbe rilevare le attitudini, le divergenze sottili, per indicare un percorso in cui la visione pubblica e quella privata trovano sintesi e valore reciproco.
- Formazione che parla a ciascuno: programmi di apprendimento automatizzato, adattati a ogni contesto, che sappiano bilanciare l’etica mediterranea con l’efficienza settentrionale. Non una scuola unica, ma una pluralità di percorsi in cui ciascun gruppo trovi uno spazio per evolvere.
- Mediazione silenziosa e imparziale: come un ponte sospeso tra due rive, l’IA potrebbe essere lo spazio neutrale che consente al pubblico e al privato di dialogare, con dati e metriche trasparenti, per progetti che non si pieghino a una sola logica ma che costruiscano una cultura integrata e complessa, capace di sostenere le diversità senza rinunciare alla coesione.
In tal modo, l’IA non è più solo tecnologia, ma diventa un mediatore culturale, uno strumento di resilienza che permetta di tessere legami nuovi senza forzature, riconoscendo e valorizzando le diversità di un paese che ha ancora molto da riconciliare.
L’intelligence economica e l’intelligenza artificiale nel contesto politico-istituzionale
Nell’ambito politico-istituzionale, così come nel cuore delle grandi imprese pubbliche e private, l’intelligence non è più solo un accessorio: è una condizione per resistere e prevalere. E oggi, più che mai, questa intelligenza ha bisogno di essere sorretta e amplificata da un alleato senza carne né ossa: l’intelligenza artificiale, che non guarda con occhi umani ma analizza con una capacità senza tregua.
- Predire ciò che è nascosto: l’IA non si accontenta dei frammenti visibili. Scava, traccia linee invisibili nei dati, scova nei flussi del mercato e nei mutamenti politici quel disegno che sfugge allo sguardo umano. Così, l’intelligence può anticipare l’invisibile, affacciandosi sui cambiamenti prima che si manifestino.
- Raccogliere e analizzare senza sosta: attraverso un’attenzione instancabile, l’IA raccoglie ogni sussurro di informazione, dalle onde caotiche dei social media fino ai freddi numeri dei report finanziari. Un flusso che scorre senza posa, riducendo tempi e costi, garantendo una copertura senza eguali.
- Modellare scenari, creare futuri: l’intelligenza artificiale non solo analizza ma immagina, simulando mondi possibili. Può creare uno scenario, anticipare le conseguenze di una decisione economica, proiettare l’ombra di una crisi geopolitica sui mercati. E così, l’intelligence non si limita a reagire, ma osa guardare oltre, a quel che potrebbe essere.
- Difesa silenziosa e vigile: l’IA protegge, difende i dati sensibili come un guardiano che non riposa mai. Di fronte a minacce invisibili, nell’ombra digitale degli attacchi esterni, si staglia come una difesa instancabile, pronta a rilevare ogni intrusione, a preservare l’integrità dell’informazione.
- L’equilibrio del giudizio: in ogni analisi, l’intelligenza artificiale è il bisturi che taglia via l’errore umano, la lente che elimina i pregiudizi. Eppure, il tocco dell’uomo resta: a lui spetta di interpretare, di contestualizzare. L’IA può vedere, ma l’uomo deve ancora sapere guardare.
L’intelligenza artificiale, quindi, è il braccio che allunga la portata dell’intelligence, la spada che affina e amplifica, consentendo una visione strategica che si fa più sottile, più profonda. Non è sostituzione, ma potenziamento: uno strumento che non toglie umanità, ma la riconfigura, elevando il processo decisionale forse verso un equilibrio
IA e Ivan Rizzi. Presidente IASSP
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