05
Sep
Sotto l’egida della Heritage Foundation, uno dei think tank più conservatori degli Stati Uniti, è stato redatto un documento di oltre 900 pagine che prevede un piano d’azione per il prossimo mandato di Donald Trump. Questo piano, denominato Project 2025, adotta una linea dura e di estrema destra, suscitando forti critiche da parte della sinistra americana, che lo accusa di essere un passo verso il fascismo. Nel frattempo, i repubblicani preferiscono prendere le distanze e fingere di non esserne a conoscenza.
Un elemento ormai consueto nei raduni dei democratici è la presenza di un sosia di Donald Trump, con cappellino “Make America Great Again“, parrucca bionda e cravatta rossa, che si mescola tra i sostenitori di Kamala Harris. Durante la recente convention democratica allo United Center di Chicago, il sosia di Trump firmava copie di un immaginario libro intitolato Project 2025, facendo riferimento al documento che sta destando tanto scalpore. L’idea è che questo testo rappresenti una sorta di manuale per l’instaurazione di un regime autoritario sotto la guida di Trump, preoccupazione che i democratici non mancano di sottolineare.
Per la sinistra americana, il Project 2025 è diventato sinonimo di complotto: un piano premeditato per trasformare l’America in uno stato fascista. Dall’altra parte, i sostenitori di Trump negano fermamente qualsiasi coinvolgimento, anche se molti di loro sono ben consapevoli dell’esistenza del documento. Tra i nomi degli autori del Project 2025 figurano infatti personaggi noti dell’amministrazione Trump, come l’ex capo di gabinetto della Casa Bianca Mark Meadows e Stephen Miller, consigliere principale di Trump.
Il Project 2025 non è un’iniziativa isolata: la Heritage Foundation produce regolarmente manuali di raccomandazioni politiche per i repubblicani fin dai tempi della presidenza di Ronald Reagan. Tuttavia, questo documento sembra essere specificamente progettato per un’eventuale amministrazione Trump, includendo più di un centinaio di riferimenti al suo nome. Tra i temi principali c’è l’idea di ridurre drasticamente il potere dello Stato federale, un tema classico per i repubblicani, ma che in questo caso assume una connotazione fortemente autoritaria.
Il documento prevede una “espansione radicale del potere presidenziale” che permetterebbe di concentrare sotto l’autorità del presidente tutte le agenzie federali, come l’FBI e la CIA. Questo approccio si basa sulla teoria dell’“esecutivo unitario”, che sostiene che il potere esecutivo deve essere concentrato nelle mani del presidente, limitando così il ruolo di controllo del Congresso. Il Project 2025 include anche proposte per test di lealtà per i futuri funzionari pubblici e la creazione di un’accademia presidenziale per formare i nuovi quadri del trumpismo.
Nonostante Trump neghi di avere legami con il Project 2025, l’associazione tra il documento e il suo nome sta influenzando la percezione pubblica della sua candidatura. I democratici lo utilizzano come argomento per dipingere Trump come una minaccia alla democrazia, cercando di spaventare gli elettori moderati e quelli indecisi.
Estratto dell’articolo di Giuseppe Gagliano, Presidente Cestudec, per InsideOver
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