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Feb
80 trilioni di dollari (o forse 109) cioè 80 miliardi di miliardi, ossia un milione alla terza, si dice che sia la quota di denaro irreale cioè finanziario in circolazione nel mondo, dove la moneta buona e quella cattiva sono confuse in una massa inestricabile.
È la finanza bellezza! Controlla la politica e disegna la differenza tra chi ha e chi non ha, tra la ricchezza che via via si concentra nello neoaristocrazia del rentrier, quasi in un punto solo in mezzo a cerchi concentrici di proseliti e la povertà dei più.
È la mentalità servile parassitaria -versione aggiornata del “voto di scambio”- che oggi ci domestica di fronte all’insostenibilità del welfare, che un tempo si reggeva sulla vita attiva cioè produttiva.
Ritorna il detto del tardo ‘500, “con la Francia o con la Spagna purché se magna”. Peccato che così il liberto immaginario rinunci alla gioia di credere di essere autore di sé e del mondo. Ma “non c’è felicità senza libertà, non c’è libertà senza coraggio”, lo sapeva anche la classicità. Lo si può dire anche con Sant’Agostino: “è felice l’individuo che ama la propria volontà buona”.
Nulla di nuovo, si sapeva da tempo che quando va bene si fanno due passi avanti e uno indietro, il fatto è che forse ne stiamo facendo più d’uno dalla parte sbagliata. Del resto chi sa solo sperare non avrà la forza per dire la sua nella dialettica del concreto cioè degli interessi. Solo chi spera si può di-sperare. 80 trilioni di dollari è fumo per gonzi, e ricchezza sonante per chi sa muoversi in quell’opacità. Una parte consistente si trova nella pancia dei paesi virtuosi o frugali, il blocco contro-continentale europeo, istituti che mirano a attualizzare le antiche razzie magari verso il risparmio italico. Del resto è questa la via breve per la riproduzione della ricchezza, così se l’Europa ha perduto il primato nel mondo non resta ai più intraprendenti che riversare al proprio interno le brame dell’umana avidità.
È qui che si sta disegnando la nuova linea gotica tra paesi vincenti e perdenti, inutile dire dove siamocollocati, siamo persino appellati con impudenza derisoria piigs, ma si sa che un’umanità semiseria accetta tutto, basta ottenere una potestà di cortile e persino un lacchè sarà felice.
Tutto il sistema levantino di guardie e ladri, di Stato e antistato, dove vige l’antropologia negativa, la sfiducia reciproca, è in piena attività.
Mentre la borghesia settentrionale che non ha voluto dare nessun figlio alla patria patisce l’alterità della meridionalizzazione delle istituzioni rispetto ai suoi canoni di efficienza e produttività.
Mentre fa i conti sulle necessità e sulle convenienze resta allibita di fronte alla pur biasimevole efficienza delle mafie, alla loro tempestività operativa e alle public relations, e qui non insisto sull’infamia, si è già detto. Si resta perplessi anche dinnanzi al linguaggio quasi deferente dei media nei confronti delle élite delle cosche, si descrivono genealogie, famiglie storiche e rami cadetti, comandamenti come signorie. Ci si mette anche la letteratura, con ottime intenzioni, dopotutto Camilleri fa gestire dal Commissario nazionale con osservanza diplomatica i rapporti col vero potere locale. Sembra di risentire un pensierino rassegnato, forse sotto sindrome di Stoccolma, quasi un sussurro svergognato: “tutto cambi perché nulla cambi”.
È già agli atti giudiziari questa conversazione tra un commissario della Polizia di Stato (di un altro Paese) e un alto esponente della finanza internazionale della quale riporto alcuni passaggi, sfuggiti, credo intenzionalmente dal secretamento.
“Siamo i rappresentanti del denaro sporco, signor commissario. Vogliamo capire se riusciamo a sviluppare la nostra imprenditorialità collaterale, sotterranea, oscura se preferisce, finanziando un paese e portandolo allo sviluppo senza utilizzare neppure un centesimo di denaro pulito”. [ … ]
Sia il denaro pulito che quello sporco sono egualmente opachi e a nessuno interessa sapere da dove provengono. [ … ]
“si sente sempre parlare di riciclaggio del denaro sporco. Nessuno però diche che il riciclaggio è al tempo stesso un investimento, signor commissario. Il modo più sicuro per trasformare il cosiddetto denaro illegale in denaro lecito è investirlo. A quel punto, non ci sarà più nessuno a parlare di riciclaggio, ma tutti parleranno di investimenti. È questa l’essenza dell’esperimento che stiamo conducendo in Grecia: legalizzare il denaro sporco attraverso gli investimenti. Per spiegarlo con un vecchio proverbio greco: “nella lotta siamo uniti, nella massa separati”, che in questo caso potremmo riformulare così: “Nell’opacità siamo uniti, nella legge separati”. Il riciclaggio tramite gli investimenti ci unisce anche di fronte alla legge”.
“il mondo crede che ci servano dittature e paesi canaglia per svolgere indisturbati le nostre attività, ma non è così. Anzi, è un grosso errore. Tutti tengono gli occhi puntati su questi paesi e ne controllano e ne commentano ogni singola azione. Per noi è un problema, perché diventiamo facili bersagli e non possiamo restare nell’ombra, là dove è, effettivamente, il nostro posto. Al contrario in un paese normale, con un governo e delle istituzioni, nessuno presta attenzione a noi, perché, come le dicevo, a nessuno interessa l’origine del denaro. Basta che esista e che garantisca lo sviluppo”. [ … ]
Forse qualcosa di non molto dissimile il pirata Drake dichiarò alla regina Elisabetta prima di venire insignito di un titolo nobiliare. La conversazione ovviamente immaginaria è tratta dal romanzo di Petros Markaris “Il prezzo dei soldi”. Edizioni Gedi.
I.R.
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