04
Jul
[L’articolo, tradotto dall’inglese, presenta alcuni lemmi intraducibili che sono stati lasciati in lingua originale. N.d.t.]
Una knowledge community è una rete di esperti che collaborano interfacciandosi gli uni agli altri tramite modalità telematiche; praticamente la controparte virtuale dei “think-tank”. L’idea alla base è molto semplice: ci sono decine di esperti su un tema che possono confrontarsi e portare punti di vista diretti su uno specifico argomento presso una piattaforma messa a loro a disposizione. Attraverso questa piattaforma possono elaborare scenari e planimetrie multidisciplinari. L’intelligence li interroga e ricava informazioni utili per le analisi. Un’altra parte del lavoro consiste nel dividere questi esperti per competenza e intervistarli sotto forma di collaborazione, senza quindi stabilire un rapporto professionale continuo. È qualcosa di convenzionale, già visto nella prassi, ma applicato a un ambito totalmente diverso. Il vantaggio per il fruitore finale dell’intelligence, cliente dell’azienda, consiste nell’avere a disposizione una collezione di esperti su un numero elevato di temi, capaci di fornire risposte di qualità con ampia disponibilità e tempi contenuti.
Questo modello permette una grande agilità e adattabilità ai temi che di volta in volta assumono rilevanza o ne perdono. Scoppia una guerra in Ucraina? La comunità di esperti è capace di interrogare una parte numericamente consistente di diplomatici e scrittori, contattandoli in tempi record per avere informazioni di prima mano. Queste prospettive non sono frutto di un unico factotum che fornirà per necessità delle condizioni un punto di vista personale, ma una moltitudine messa in relazione efficacemente dall’azienda erogatrice dell’intelligence. Se, per fare un altro esempio, un cliente deve compiere delle valutazioni sul mercato delle auto elettriche, la risposta non può provenire da un solo settore di studio, ma deve prendere in considerazione esperti di campi diversissimi, se vuole essere credibile. Nel caso in questione – molto semplificando – si dovrà prendere un esperto del settore dei veicoli elettrici, un esperto di materie prime minerali come il litio, un economista, per conoscere il prezzo attuale del litio, e un analista geopolitico per capire se il prezzo è destinato ad aumentare o diminuire e per quali fattori. In queste circostanze, che cos’altro se non una knowledge community potrebbe risolvere il problema di capire da chi andare e a chi porre le domande? La collaborazione di tutti questi dottori e analisti, sintetizzata dall’intelligence, ottiene come risultato la fornitura al cliente di informazioni nevralgiche da applicare.
Qual è il valore aggiunto delle knowledge communities? Una diretta conseguenza dell’essere in contatto con una moltitudine di esperti, distribuiti sia per competenze sia geograficamente, è quella di avere la possibilità di fornire al cliente una mappa delle fonti dove procurarsi spiragli informativi. Anche la potenza di fuoco è un elemento decisivo quando si tratta di recuperare dati massicciamente e in tempo rapido. Nella maggior parte dei casi, i grossi clienti hanno già un reparto dedicato alla ricerca di intelligence, per cui possono condurre delle esplorazioni autonome e poi domandare alla comunità di esperti un confronto: se l’informazione acquisita è di valore, gli esperti non ne parleranno; se, al contrario, la menzionano, ciò implica che essa è già dominio comune, quindi non ha molto valore. Una seconda richiesta che le knowledge communities possono soddisfare è la messa alla prova di ipotesi già formulate (red team): se gli esperti le confutano o portano evidenze in contrario, l’ipotesi viene scartata; viceversa si ricavano ulteriori validazioni. Si possono anche integrare le rispettive squadre per collaborare, opzione che risulta molto spesso vincente. Menzioniamo per ultima la capacità di coprire piccoli dettagli, magari molto di settore, per completare quadri di intelligence già elaborati nelle linee generali dalle grandi aziende.
Oren Kesler Ceo Wikistrat, Estratto della lectio del Master In Intelligence economica. IASSP 2023.
(A cura di Andrea Meneghel)
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