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Jul

Tracciamo una distinzione di grande rilievo per chi si avventura nel campo dell’intelligence: dati e informazione non sono necessariamente la stessa cosa. I dati, in generale, non dipendono dall’informazione, mentre le informazioni, che si fondano sui dati, da essi co-dipendono; i dati variano a seconda della fonte e non di chi li raccoglie, mentre le informazioni sono sensibili alla soggettività di che le elabora; i dati, infine, non hanno un obiettivo, sono semplici numeri, all’opposto le informazioni si pongono sempre uno scopo esplicito da raggiungere, che può essere la risposta a una domanda o la predisposizione di materiale per una analisi più raffinata. In breve, le informazioni sono il risultato di una analisi condotta sulla base di dati alla luce di una domanda.
Viviamo in un mondo che è pieno di dati, di informazione e disinformazione. Anneghiamo letteralmente nei dati disponibili: nel 2018 si stimava che in un minuto, nel mondo, girasse mezzo milione di tweet, che fossero caricate più di 50.000 immagini su Instagram, che venissero acquisiti da LinkedIn più di 120 utenti, per non parlare del miliardo di persone attive quotidianamente su Facebook e dei tre miliardi e mezzo di ricerche al giorno su Google. Questi numeri ci dicono che navighiamo in mezzo a una quantità di dati eccessiva, la maggioranza dei quali è totalmente inutile. Provenendo da fonti di qualunque tipo, è molto spesso quasi impossibile determinare dal dato in sé se questo sia vero o falso; lo stesso vale per le interpretazioni.
Una volta discriminati i dati e le informazioni verosimili da quelli inventati, il passo successivo è la condivisione, sia verso l’esterno sia internamente all’azienda. Non è un passaggio facile e, specie in alcuni contesti, occorre cautela: pensate, per esempio, ai casi in cui l’informazione non è solo una risorsa per il pensiero, ma un vero prodotto dell’azienda, come i progetti per le stampanti 3D. Un furto di questi file esecutivi equivale allo svuotamento di un magazzino commerciale, o anche peggio. Trasferire l’informazione, tipicamente dal luogo in cui questa è stata elaborata a quello in cui dovrà venire impiegata, pone un grosso problema di sicurezza per via delle potenziali intercettazioni. In secondo luogo, se l’informazione non viene condivisa e rimane nelle mani di un singolo soggetto che se ne fa possessore non verrà presa in considerazione dalle figure professionali che hanno la capacità di sfruttarla appieno. Sussistono purtroppo anche in questo caso lacune organizzative e culturali in molte aziende. Accade, banalmente, perché i sistemi di sicurezza non sono efficaci e costituiscono un impedimento, oppure a causa delle persone che considerano le informazioni una proprietà e non una risorsa condivisa da tutti i colleghi titolati a disporne.
Il problema sta nel trovare il tempo e il modo per selezionare le informazioni significative da portare all’attenzione del consumatore e, successivamente, nel metterle a disposizione del maggior numero di operatori titolati garantendo al contempo la riservatezza e la sicurezza.
Leonardo – per citare un nome – ha cercato di dotarsi di uno strumento di proprietà per gestire l’archivio interno. Questo ha dato avvio al progetto di ricerca Sophia, uno strumento che consente di condividere fonti informative aperte e metterne a disposizione altre dietro pagamento, garantendo ovviamente la libera circolazione all’interno dell’azienda. Tale sistema ricava le informazioni dalle fonti in modo automatico, le organizza e le tiene aggiornate. Essendo poi una piattaforma sviluppata internamente, garantisce la riservatezza delle informazioni e la loro circolazione. Alla fine è possibile accedere in modo autonomo e intelligente a un vasto database fatto di dati ed elaborazioni a carico degli esperti.
Oggi molti fornitori vivono di informazione – Google, per citarne uno – e i dati sono il nuovo oro di questo millennio. L’analisi strategica è parte del lavoro di un’azienda che opera in un settore delicato; lo sviluppo di una piattaforma di questo tipo è un grosso passo avanti per svincolarsi in parte dalle fonti terze, che per quanto garantiscano la riservatezza non sono mai affidabili al massimo grado, anche considerando la buona fede degli operatori. La fuga di notizie è un rischio sempre possibile.
Carlo Musso, Responsabile Ufficio Studi di Leonardo.
Estratto della lectio del Master In Intelligence economica. IASSP 2023.
(A cura di Andrea Meneghel)
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