19
Jun
Che cos’è la sovranità tecnologica? È la capacità di avviare e mantenere una produzione nel settore dell’alta tecnologia – nel caso di cui vi parlo, quella militare – senza dipendere da altri Paesi o acquistando da pochi fornitori esteri, solo quelli con cui la nostra Nazione ha consolidati rapporti di fiducia. La sovranità tecnologica si può ulteriormente scomporre in due fattori: l’autorità che deriva dall’aver progettato il prodotto e il controllo della catena di produzione (compresi gli eventuali fornitori). Se un Paese, per esempio l’Italia, ha l’autorità progettuale su un certo prodotto, sarà anche in grado di controllarne lo sviluppo successivo. I sistemi, infatti, dopo essere prodotti, devono anche essere aggiornati. Questo è possibile soltanto se si è autori del progetto iniziale, perché mettere le mani su un prototipo non di propria produzione è un grande rischio e nessun comando militare vuole assumere un simile rischio per la propria flotta. Perciò, dopo aver prodotto una certa serie di veicoli, il Paese che ne ha guidato la progettazione mantiene l’autorità e il potenziale di mantenere in servizio il veicolo per gli anni a venire. Comprando invece i sistemi all’estero, dobbiamo essere consapevoli che si avvia un rapporto di dipendenza con un altro Stato. Questo pesa soprattutto nelle considerazioni di lungo termine sul ciclo produttivo di un modello.
Avere un disegno e un piano per gestire l’inevitabile obsolescenza è un altro requisito importante sul piano strategico. Un veicolo militare rimane in servizio per circa quarant’anni. Durante questo arco temporale, come si è detto, intercorrono numerosi cambiamenti, dalla modernizzazione delle dotazioni a quella delle armi. Su un piano strategico, questo si traduce in una necessità di avere sotto il proprio controllo l’autorità progettuale. Se il veicolo è prodotto nello stesso Paese, la partita viene giocata in casa; se no, si spera che nel frattempo le relazioni internazionali con il Paese produttore non siano mutate in peggio. Una distribuzione di aziende locali autonome dotate di capacità progettuale è un vantaggio strategico.
La politica, alle volte, trascina dietro sé anche le implicazioni militari. Basta ricorrere al senso comune per capire che, se un Paese che produce un determinato veicolo ha in primo luogo bisogno di soddisfare una esigenza interna, soddisferà la propria richiesta prima di distribuire il prodotto al Paese alleato. Questo fa parte dell’autonomia strategica. Non è sufficiente possedere i brevetti ed essere i disegnatori per avere una sovranità tecnologica compiuta, occorre anche monitorare strettamente la catena degli approvvigionamenti. Questa è la domanda: ci si trova davvero in controllo di tutto ciò che serve per mantenere la produzione per anni oppure si dipende da un fornitore esterno? Oltre una certa misura, tutti devono avere dei fornitori, perché non è possibile disporre di ogni cosa localmente; questo però deve interessare una parte minoritaria delle materie di partenza, perché limitando il numero dei fornitori – che possono andare in bancarotta, avere a propria volta problemi di logistica interna non controllabili dal cliente o ricevere indicazioni contrarie da parte del governo – si limitano i rischi. Più la catena di approvvigionamento è corta, meno si è esposti al rischio.
Finora non si è tenuto conto del valore di mercato delle merci, che può determinare una riduzione della competitività o una oscillazione del bilancio. Per il settore militare questo non è molte volte un problema: la competizione esiste e occorre mantenere prezzi concorrenziali, ma la qualità e l’affidabilità, soprattutto nella continuità pluridecennale del rapporto commerciale, hanno decisamente la priorità. Più l’industria è verticalizzata, ovvero produce la maggior parte delle proprie componenti, migliore sarà il controllo sulla propria stabilità produttiva e maggiore la garanzia per il cliente. Alle volte questo non è praticabile a partire da determinate risorse finanziarie, ma l’importanza strategica di avere in mano le proprie scelte fa davvero la differenza in un contesto ad elevata complessità come quello dei veicoli militari.
Claudio Catalano – Presidente di Defence Vehicles and Astra – Iveco Group, Estratto della lectio del Master In Intelligence economica. IASSP 2023.
(A cura di Andrea Meneghel)
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