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May
Carlo Mario Guerci, persona molto brillante, che ebbi la fortuna di conoscere, mi lasciò un concetto particolarmente importante di curiosità. Mi disse: «Non fermare mai l’orologio biologico sedendoti su quello che hai costruito. Alza sempre l’asticella, rimani curioso strutturando le tue conoscenze. Non accontentarti mai e, soprattutto, non essere ansioso sul percorso di carriera, perché chi attraversa una scorciatoia prima o poi fa passi indietro». Con il tempo ho riconosciuto che tutto questo era valido. Per esempio, ho osservato quanto la pazienza sia un vantaggio. Proviamo a guardarci intorno e contare quante carriere fulminee, che all’inizio sembravano promettenti, sono rimaste dopo anni: ne troveremo poche. L’aspetto più importante, tuttavia, riguarda l’innalzamento dell’asticella. La consapevolezza di dover sempre migliorare, non accontentandosi del bagaglio di conoscenze con cui si esce dalla formazione o che si raggiunge a un certo punto della carriera, va di pari passo con la curiosità. Qualcuno la chiama anche “formazione continua”, ma ritengo che vada oltre l’acquisizione di nozioni. Credo che questa sia un’altra di quelle qualità con cui confrontarsi ricordando che è faticosa, che non viene spontanea, ma richiede una costante attenzione e un’attitudine che alla fine deve diventare naturale.
Proporsi degli obiettivi di volta in volta elevati aiuta a crescere ma soprattutto a vedere i problemi in modo diverso. La formazione scientifica può aiutare a comprendere la logica e applicare soluzioni sistematiche ai problemi. Questo oggi non basta. Occorre una spinta continua a pensare fuori dagli schemi (out of the box) e trovare soluzioni fuori dal perimetro che si era tracciato. In un certo senso, si tratta di coniugare la razionalità con l’irrazionalità, l’intuito e l’imprevedibile: un’abilità complessa, soprattutto quando si affrontano problemi che rappresentano delle disruption rispetto al contesto al quale siamo abituati. Il tema di come indossare gli occhiali giusti a seconda delle circostanze e riuscire a tracciare una traiettoria probabile diventa un tema sempre più frequente mano a mano che si avanza nel campo della leadership all’interno delle realtà aziendali. Oggi a un manager è richiesta non tanto la verticalità, cioè la specializzazione entro un ambito tecnico di competenza, bensì l’orizzontalità, la capacità di trovarsi a proprio agio in qualunque situazione. Mettere un po’ di irrazionalità nella razionalità, come dicevo prima, aiuta a leggere i temi in modo diverso e affrontare ambiti nei quali non si dispone di una conoscenza verticale. Non si può maturare una conoscenza verticale di ogni tema, per cui occorre avere una cassetta di attrezzi che permetta di analizzare in modo logico qualunque situazione a prescindere dai tecnicismi.
Prendere delle decisioni in un contesto non noto spaventa, certamente, ma per poter competere bisogna allenarsi a leggere i problemi, di qualunque tipo. Successivamente, si individuano soluzioni pratiche su cosa fare e soprattutto su dove andare nella visione di insieme. In ciò il pensare fuori dagli schemi (out of the box) consente di trovare quel posizionamento traducibile in un vantaggio competitivo essenziale. Meglio quindi essere curiosi e aspettare con fiducia che la capacità di analizzare a fondo i problemi e porsi le domande giuste incontri l’occasione per essere messa in evidenza.
Estratto della lectio di Stefano Venier Amministratore Delegato di Snam, Master In Intelligence economica. IASSP 2023
A cura di: Andrea Maneghel
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