25
Oct
Fiumi di inchiostro delle moderne stampanti hanno già messo in luce negli ultimi decenni il problema – ritenuto a torto solo italiano – della mancanza di leader e leadership nel presente e nel futuro. Si è fatto spesso un paragone fra gli anni presenti e quelli del dopoguerra quando una generazione di “uomini probi” hanno risollevato l’Italia da una situazione catastrofica. Perché non ci sono più i De Gasperi, i Nenni, i Mattei, i Fanfani eccetera, eccetera? Come possiamo costruire i leader del futuro? Non credo che facendo paragoni fra epoche diverse dove agiva un popolo diverso porti a qualche risultato. È come lamentarsi dicendo oggi la Ferrari non vince più mentre invece venti o trenta anni fa conquistava tutti i Gran Premi. Bisogna andare a studiare i dettagli tecnici ed economici e scoprire, vedere e correggere dove si è sbagliato. Non esiste altro metodo.
Il problema è riconoscere i propri errori; è la cosa più difficile e improbabile che avvenga fra i senior che – con tanta buona volontà – vorrebbero fare qualche cosa per le generazioni entranti. Mantenendo il nome Ferrari per solo comodità e senza alcun riferimento alla realtà non sembra scorretto dire che se in quella gloriosa fabbrica i responsabili di allora avessero sbagliato i budget, scelto gli ingegneri per nepotismo senza allevarne di nuovi in scuole dedicate e senza dare la caccia alle teste migliori, i brutti risultati odierni erano già nelle cose prima che le sconfitte evidenziassero i problemi odierni. Ora un cambiamento di uomini e di strategia per raddrizzare la barca può avvenire ed è avvenuto in Ferrari con decisioni disruptive; ben altra cosa è rimettere in moto un processo plurale in una nazione dove i senior di buona volontà ma anche disposti all’autocritica sono una estrema minoranza mentre alla larga maggioranza non sorge il più piccolo dubbio che ci siano stati gravi errori nel passato dove erano protagonisti. È dunque l’atteggiamento più comune – nell’affrontare quest’opera meritoria ormai indispensabile – quello di accettare la situazione di fatto e cercare di costruire su basi melmose.
Ritornando all’esempio Ferrari; abbiamo assunto ingegneri amici degli amici, sbagliato i budget senza creare una nostra scuola interna: adesso cerchiamo di inventarci qualcosa per tornare a vincere. Modeste iniziative e piccoli cambiamenti non ci porteranno sul podio più alto. 2 Per carità, tutto quello che si fa e si farà nella giusta direzione è e sarà benvenuto ed apprezzato ma l’auspicio è quello di arrivare (miracolo?) ad una palingenesi creata da un’azione fortemente drastica. In altre parole licenziamo l’ing. XY che è un pallone gonfiato e il suo team di imboscati e cambiamo il Direttore Generale. Solo così si riparte. Già, ma l’Italia non ha l’ente supremo che in Ferrari decise di cambiare strada e strategia e licenziare tutti. Sul piano nazionale questo cambio di marcia deve venire dal basso, dalle infime minoranze che devono conquistare, auspicabilmente in pochi anni, il cuore, l’anima e i voti della maggioranza; in effetti esercitando una leadership vincente. Questo può essere almeno tentato ma è una battaglia durissima solo per coraggiosi pronti a mettersi contro la cultura imperante che certamente reagirà in modo duro e anche sleale alle bestemmie dei coraggiosi.
Bestemmie non in senso religioso ma in senso culturale; insomma bisogna parla male di Garibaldi. Quali sono queste bestemmie? La prima che viene in mente è affermare che a scuola non si insegna più etica e morale e neppure i dieci comandamenti da alcuni anni; probabilmente nella fallace illusione che non ce ne è bisogno dato che tutti nascono buoni ed eticamente orientati. Diciamo anche che “le virtù” degli antichi non vengono più proposte ai giovani, è sufficiente formarli come supporter di una precisa corrente politica. Un’altra denuncia del degrado educativo e quindi della quasi totale mancanza di giovani che nella loro maturità fioriscano come leader potenziali può essere fatta comparando l’imprinting che veniva dato almeno ad una minoranza delle nuove leve e quello che viene dato da parecchi decenni. Da una parte Omero, Platone, Aristotele, Seneca, i Vangeli, Dante, Voltaire, Giovanni Gentile, e così via contro i “maestri” di oggi: Rousseau, Don Milani, la Montessori, il dottor Spock, Luigi Berlinguer e molti, molti altri. Anche da un confronto superficiale, si può dire che gli italiani si sono evirati con le proprie mani.
È vero che era una cultura d’Élite ma invece di estenderla ai più si è tolta ai pochi. Onestà, moralità, sacrificio, doveri, impegno pubblico sono parole scomparse dal vocabolario come molte altre che non mancavano mai in famiglia e nella scuola: dall’elementari all’università. Non è certo la prima volta che queste eresie se non bestemmie vengono dette e scritte in modo anche molto migliore ma ognuno è andato solo e soprattutto è stato isolato, se non censurato dal sistema. 3 Rimettiamoli invece insieme tutti i critici del sistema educativo italiano; che facciano gruppo e lancino proposte durante eventi importanti. È una battaglia che merita un promotore e uno sponsor anzi molti sponsor. Bisogna creare una cassa di risonanza che si faccia sentire al largo pubblico e alla politica.
Continuus-Properzi S.p.A. – Presidente Ing. Giulio Properzi
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