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Sep
Lo IASSP si riconosce nei valori del dialogo, fondativi della nostra migliore tradizione occidentale. Il dialogo presuppone un confronto veritativo tra posizioni differenti, perfino opposte, ma sempre accomunate dal desiderio di avvicinarsi insieme alla verità. Non è semplice chiacchiera relativistica, ma è, invece, passione per la ricerca della verità che si accende come una scintilla dall’incontro e dallo scambio dialogico (Platone. Lettera Settima).
L’epoca postmoderna quando non abbassa il dialogo alla chiacchiera irrilevante (che parla di tutto senza approfondire nulla), fa valere contraddittoriamente una forma di imposizione del relativismo che delegittima l’idea stessa del dialogo. A quest’ultimo antepone e contrappone concetti esclusivi e insindacabili. Ma quando tutti pensano il medesimo, in realtà nessuno sta pensando: e il pensiero stesso decade a operazione irriflessa, ad automatismo tecnico coerente con i tempi in cui il vero si risolve nell’utile, il giusto nell’utilizzabile, il bene nel calcolabile.
Il pensiero è per sua natura dialogico, in movimento, aperto per vocazione al confronto con l’altro: il lemma greco dià-logos allude esso stesso a una “ragione comunicativa” (logos, il pensiero che è parola) costitutivamente dinamica, che si muove “attraverso” lo spazio che separa gli interlocutori che si confrontano e che, dialogando, possono da posizioni diverse avvicinarsi alla verità. Per questo, nulla più del dialogo e del confronto veritativo è avversato dal conformismo di un pensiero settario o pensiero unico che dispone di una sua articolata neo-lingua, il cui dispositivo fondamentale consiste nella delegittimazione a priori, mediante apposite categorie, di ogni posizione divergente da quella che si pretende la sola ammissibile.
Noi riteniamo di appartenere a quel genere di uomini che amano confutare ed essere confutati, prendendo parte alla “lotta amichevole” (Heidegger) del dialogo. E, come Socrate, riteniamo doveroso non avere preclusioni di sorta nel dialogo: il dialogo può portare alla verità o disperdersi per i “sentieri interrotti” che non conducono da nessuna parte e che, per ciò stesso, risultano “aporetici”; ma la negazione a priori del dialogo è la l’apoteosi della “distruzione della ragione”. Su queste basi, lo IASSP aspira a essere uno spazio critico di discussione e di dialogo, ove i diversi e, nel caso, perfino gli opposti, abbiano diritto di parola e di confronto, di espressione e di replica: e ciò muovendo dalla considerazione secondo cui l’errore non va represso, ma va confutato; non va sanzionato, ma smascherato mediante la docile forza della ragione dialogica. Perché la verità, se è tale, non si impone con la forza, che è invece la maniera più tipica di imporsi del falso che aspira a contrabbandarsi per vero.
La ricostituzione di una civiltà del dialogo rientra, dunque, tra gli ambiziosi obiettivi che lo IASSP si pone e che, nei suoi spazi, prova operativamente a far valere mediante l’organizzazione di convegni aperti a prospettive eterogenee e mediante la presenza di figure intellettuali, docenti e imprenditori portatori di prospettive differenziate e sempre disponibili al confronto dialogico.
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