16
Jun
L’economia è diventata per tutti i Paesi il mezzo principale con cui aumentare il proprio potere e con cui influenzare gli equilibri internazionali all’interno dei quali le vecchie alleanze militari unitamente alle guerra militari hanno perso parte della loro importanza. La fine del confronto bipolare tra gli Stati Uniti e l’URSS ha portato alla ricostruzione delle alleanze sulla base di principi commerciali. Tali alleanze sono, però, molto più complesse e malleabili rispetto alle obbligazioni di tipo militare o politico e portano all’indebolimento del principio di solidarietà.
Lo scontro geo-economico è diventato nel corso degli ultimi venticinque anni la base delle attuali relazioni inter-statali. I Paesi sono costretti ad affrontare la concorrenza globale in modo tale da ottenere il miglior risultato possibile in termini di profitti, di sviluppo e di ricchezza. Per far ciò necessitano del bene primo, ovvero dell’informazione. Come già ampiamente previsto da Hayek e Mises, essa diviene il bene strategico più ricercato.
L’intelligence economica rappresenta una strategia collettiva, un approccio complesso, la ricerca di una sinergia adeguata per gestire le sfide dell’ultima fase della globalizzazione. È la fonte del potere economico composto dalla raccolta e l’elaborazione delle informazioni rilevanti per il settore economico, con l’obiettivo di fare delle scelte operative oculate. Si compone di attività dirette a ottenere informazioni, la sorveglianza dei concorrenti, la protezione delle informazioni strategiche e capitalizzare queste conoscenze per influenzare, determinare e controllare l’ambiente economico globale. Secondo Jean e Savona l’intelligence economica è la disciplina che studia il ciclo delle informazioni necessarie alle aziende e gli Stati al fine di prendere le migliori decisioni possibili ampliando le loro capacità cognitive e decisionali nel complesso contesto della competizione globale.
In questo senso, l’intelligence economica diventa una parte fondamentale della geopolitica economica, uno strumento di potere in cui il privato e la sfera pubblica s’intrecciano e comunicano. Si tratta di una disciplina che si basa sulla conoscenza teorica e pratica dei vari rami dell’economia politica, della politica economica e delle relazioni internazionali. Tale disciplina studia il loro impatto sui fattori condizionanti lo sviluppo globale. Le imperfezioni del mercato e l’ipercompetizione internazionale forzano gli Stati a intervenire attivamente nell’economia al fine d’ottimizzare l’utilizzo del capitale umano, gli sviluppi tecnologici e le risorse di un Paese.
L’intelligence economica pretende la cooperazione tra il settore pubblico e quello privato. In questo modo gli Stati raggiungono due obiettivi di vitale importanza: aumentano la crescita ed il benessere della nazione e legittimano se stessi stabilizzando il potere. L’intelligence economica va oltre la definizione dello Stato come un semplice attore economico. In un contesto internazionale caratterizzato da una continua lotta per le informazioni in cui non esistono Paesi amici, il ruolo primario per le strutture statali è quello di creare un ambiente competitivo favorevole e quello di sostenere le imprese nazionali nello sviluppo delle loro capacità di competizione globale.
L’intelligence economica è la raccolta e la trasformazione delle informazioni, atta ad effettuare scelte operative di tipo attivo e passivo. Ciò significa raccolta informativa, sorveglianza della concorrenza, protezione delle informazioni strategiche e capitalizzazione delle conoscenze con l’obiettivo d’influenzare, delineare e controllare l’ambiente economico globale.
Stralcio tratto dal libro di Loris Gaiser, Economic Intelligence and World Governance. Reinventing States for a New World Order
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03Oct
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