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Nov
Gli ultimi mesi sembrano correre più veloce ora che il tavolo di governo è in procinto di ultimare il perimetro cyber di sicurezza nazionale. Dopo aver proclamato la neo-nata agenzia per la cyber sicurezza, da pochi giorni Mario Draghi ha rimarcato nell’agenda di discussione, tre argomenti di primaria importanza: intelligenza artificiale, cloud nazionale e produzione di microchip made in Europa.
“Per quanto riguarda l’agenda digitale il Consiglio intende definire la tabella di marcia per gli obiettivi del 2030, anche con l’indicazione di scadenze e di un sistema di monitoraggio. Gli obiettivi europei per il 2030 riguardano quattro aree prioritarie: infrastrutture digitali sicure, efficienti e sostenibili; trasformazione digitale delle imprese; digitalizzazione dei servizi pubblici; competenze digitali”. In questo modo Mario Draghi ha posto al centro dell’attenzione italiana l’ingente investimento derivante dal PNRR di 50 miliardi di euro per ridefinire, pianificare, sviluppare e mantenere tutta quella che sarà la struttura cyber italiana.
Su Repubblica.it già a giugno 2021 si parlava del super cloud nazionale, un macrocontenitore per la pubblica amministrazione per mettere al sicuro dati e operazioni che trafficano quotidianamente nel perimetro italiano. A detta del Presidente, il cloud nazionale dovrà essere gestito esclusivamente da operatori italiani che potranno contare sul supporto di compagnie internazionali. L’offerta che compare nel PNRR per la creazione della struttura ha un plafond di 900 milioni di euro, e fino ad ora sembrano essere due le candidate alla gestione: Aruba-Almaviva e l’insieme di Cdp, Sogei, Tim e Leonardo.
Cloud.italia.it, portale dedicato all’informazione del progetto CLOUD ITALIA, racconta: “La strategia prevede la realizzazione del sistema operativo del Paese anche mediante l’adozione del cloud computing nel settore pubblico. Il Dipartimento, in collaborazione con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, ha definito la strategia per il cloud per le pubbliche amministrazioni”.
La strategia del Cloud PA italiano individua tre obiettivi strategici perla realizzazione:
- incentivare le amministrazioni all’adozione di soluzioni basate sul cloud computing, attraverso il modello Cloud della PA, nell’ottica di proporre un’offerta di servizi digitali e infrastrutture tecnologiche sicure, efficienti, affidabili e autonome, in linea con i principi di tutela della privacy e le raccomandazioni destinate all’intero mercato europeo;
- garantire la sicurezza degli asset strategici per il Paese mediante lo sviluppo di un’infrastruttura ad alta affidabilità promossa dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, consentendo il consolidamento dei data center delle amministrazioni centrali;
- valorizzare le amministrazioni e la loro capacità di offrire servizi digitali.
Oggi la PA è affetta da una struttura digitale che non raggiunge i requisiti minimi di operabilità, rendendo nell’immediato il perimetro nazionale fortemente decentrato e frammentario. Agid ha condotto una ricerca al fine di analizzare l’effettivo stato di salute della infrastruttura digitale italiana, mostrando come tra il 2018 e il 2019 il 95% dei data center analizzati, circa 1252, non raggiungessero i requisiti minimi di sicurezza, capacità elaborativa, affidabilità ed efficenza. Un monito sono stai gli attacchi nell’ultimo anno (bonus 600 euro e regione Lazio) che hanno portato una forte attenzione su quanto è necessaria oggi una spinta digitale.
Come nota Roberto Baldoni, direttore dell’Agenzia per la Cyber-sicurezza, “Oltre agli attacchi dobbiamo tenere conto di un rischio tecnologico latente che indebolisce quei paesi che non sono produttori di tecnologia e servizi informatici. In ballo c’è il destino dell’Europa che si trova in secondo piano rispetto a Usa e Cina nella ‘battaglia’ per la supremazia digitale. L’autonomia è fondamentale per consentire agli Stati di svincolarsi da un rapporto di dipendenza. L’Unione europea, ma anche i singoli Stati, devono puntare alla propria autonomia che si potrà raggiungere solo producendo alcune specifiche tecnologie”.
L’Intelligenza Artificiale oggi è immediatamente collegata alla filiera della resilienza PA. Su Formiche.it, è stata pubblicata un’anteprima dell’operazione dedicata all’AI italiana. Lo si ripercorre in un documento di 27 pagine che traccia un bilancio degli interventi immediati da costruire. Tra le misure urgenti in ordine di priorità è stata annoverato l’aumento di fondi pubblici per la ricerca. Oggi l’Italia è fortemente indietro, posizionandosi con l’1,45% del PIl di investimenti nel settore, dietro una media europea che supera il 2%. Si è parlato tanto anche di Cina, evidenziando come oggi, una potenza mondiale e player di primaria importanza, ha numerosi progetti in campo IA al fine di costruire città data driven con scopi di maggiore controllo della popolazione e sorveglianza delle linee anti regime, estremizzando l’IA ad un’arma di controllo serrato. In questa direzione la linea di governo Italia sembra prevalere sulla partecipazione al perimetro nazionale ad aziende che oggi investono e contribuiscono nella ricerca nazionale. Tre punti da cui partire per recuperare il terreno in termini di competitività europea: Machine learning, Data mining e analisi di Big Data.
Di Redazione Iassp Institute, RB
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