08
Sep
Sono trascorsi dieci giorni dalla presa di Kabul da parte dei combattenti Talebani. Una vittoria che lascia molti punti interrogativi su chi realmente abbia aiutato i Talebani e sul perché gli Stati Uniti abbiano permesso uno scenario che ha portato milioni di civili sotto il mirino dei combattenti indipendenti, guidati da Abdul Ghani Barader, attuale capo politico dei talebani e mente della presa della capitale del paese. Rimane la situazione di un paese che vede crollare ogni base di democrazia, coltivata con fatica nei successivi anni dopo la caduta del regime talebano nel 2001.
Chi è il capo politico dei talebani e di Kabul?
Abdul Ghani Barader, nato in una tribù Pushtun nel sud dell’Afghanistan, ha combattuto fin da giovane con i guerriglieri mujaheddin – per poi rovesciare lo Stato Islamico fondato dai combattenti della jihad nel 1996, con la nascita dell’Emirato Islamico talebano – contro i sovietici e il governo afgano, per poi fondare la linea dura dei seminaristi coranici nel 1994 e cacciare dal paese le forze nemiche e il governo centrale.
E’ stato liberato da una prigione pakistana 3 anni fa sotto richiesta degli Stati Uniti, dopo essere stato catturato da ISI e CIA nel febbraio del 2010 in Pakistan. Barader, nel 1994 è stato uno dei 4 fondatori del movimento talebano. Un giornalista pakistano, nel 2010, commentava così alla BBC l’arresto: “il Mullah Baradar era responsabile della strategia militare e politica dei talebani e la sua cattura, se confermata, sarebbe stata un duro colpo per loro”.
Se il presidente degli Stati Uniti, poche settimane fa affermava che nessuna riconquista dell’Afghanistan nel breve periodo fosse prevista, lo stesso Barader, nove anni dopo il rovesciamento del regime talebano, contemplava “il ritiro delle forze straniere dall’Afghanistan” come punto di partenza per una ricostruzione governativa talebana.
Il secondo mandato dell’Emirato islamico in Afghanistan dopo la caduta del 2001
Nell’annunciare la presa della capitale del paese , il portavoce dei Talebani Zabiullah Mujahid si è rivelato in pubblico per la prima volta, dopo anni di comunicazioni anonime. Il suo nome resta però visto da molti come fittizio e utilizzato da diversi portavoce. A raccontarlo è Mat Nashed, giornalista che occupandosi per diverso tempo della comunicazione talebana, ha fatto notare che Zabiullah Mujahid era uno pseudonimo utilizzato dall’ufficio stampa dei talebani in Pakistan in cui erano impiegate più persone.
Nonostante l’Emirato islamico sia ancora un governo autoproclamato, l’account twitter Zabihullah, utilizzato come unico canale ufficiale dei talebani, ieri ha nominato in un tweet Haji Muhammad Idrees come governatore della Banca Centrale afgana. Il governo, in carica da 9 giorni, si trova a fare i conti con l’effettiva situazione del paese, distrutta da uno scenario precedente di grave crisi, ed aggravato dalla presa del paese che ha portato, per paura, alla chiusura di negozi, import/export e istituti e alla fuga del personale amministrativo.
La maggior parte dei funzionari del precedente governo afgano sono in fuga, dati alla clandestinità o in cerca di una via per uscire dal paese, catapultando i talebani in una crisi di gestione. La nuova bandiera, diffusa dopo la presa di Kabul, rientrerebbe all’interno della strategia dei talebani di iniziare un nuovo percorso agli occhi delle potenze internazionali, professando un nuovo governo moderato e tollerante.
La futura legge dell’Emirato islamico, la Sharia e l’interpretazione dei Talebani
In Arabia Saudita, alla stregua talebana, la costituzione del Paese è totalmente incentrata sulla Sharia, codice di leggi che si basa integralmente sul Corano e disciplina la condotta non solo dei credenti, ma di ogni cittadino del paese. Il fine ultimo professato è che si rispettino i desideri di Dio in tutte le aree della vita privata.
Oggi molte interpretazioni della legge Sharia vengono utilizzate per giustificare un codice penale che prevede punizioni crudeli come l’amputazione e la lapidazione e il controllo totale della vita della donna in ogni ambito della sfera privata, dall’istruzione all’abbigliamento, alle relazioni e all’indipendenza.
In Arabia Saudita, i diritti umani sono fortemente minati. La dottrina fondamentalista del Corano ha permesso che l’interpretazione liquida delle leggi, portasse ad infliggere amputazioni, torture e pene di morte senza neppure un regolare processo. Il Democracy Index 2019, che si occupa di valutare il rispetto dei diversi diritti umani fondamentali, su 167 paesi analizzati, poneva l’Arabia Saudita al 159 posto con un punteggio di 1,93 su 10.
Uno studio di World Bank, mostra come l’educazione scolastica sia cresciuta immediatamente dopo il rovesciamento del regime talebano successivo al 2001. A 9 giorni dalla presa del paese, sono state chiuse le principali università del paese. I talebani, intervistati appena a giugno del 2020 in un video sulla piattaforma Arte dal nome ” Afghanistan: nel regno dei Talebani”, raccontano del loro progetto di chiudere ogni forma di istituzione che non fosse in linea con il progetto di formazione talebana, ribadendo come l’unico obiettivo che le strutture di formazione in Afghanistan dovranno perseguire, una volta preso il Pese, sarà il formare nuovi talebani.
I diritti delle donne prima della conquista talebana
Precedentemente al 1990 e prima dell’ascesa dei Talebani, le donne in Afghanistan erano protette dalla legge ed erano sempre più garantiti loro diritti nella società afghana. A testimonianza di ciò, le donne hanno ricevuto il diritto di voto durante l’anno 1920; e negli anni ’60 la vigente costituzione afghana prevedeva l’uguaglianza di genere per le donne. Come testimonia l’archivio U.S Department State, “nel 1977, le donne costituivano oltre il 15% del più alto organo legislativo dell’Afghanistan. Si stima che all’inizio degli anni ’90 il 70% degli insegnanti, il 50% degli impiegati statali e degli studenti universitari e il 40% dei medici a Kabul fossero donne. Le donne afghane sono state attive nelle organizzazioni di soccorso umanitario fino a quando i talebani non hanno imposto gravi restrizioni alla loro capacità di lavorare”.
Cosa è accaduto durante il primo Emirato Islamico?
«Ai ladri verranno amputati mani e piedi, gli adulteri verranno ammazzati a sassate e chi beve alcol sarà frustato». Con questo annuncio il 28 settembre del 1996 i Talebani annunciavano a Radio Kabul la presa di Kabul e l’imposizione della nuova legge islamica. I talebani hanno governato l’Afghanistan dal 1996 al 2001, applicando la legge del Corano in una versione rigorosa ed estrema che prevedeva punizioni come lapidazioni in pubblico, impiccagioni e fustigazioni.
Durante i 5 anni di governo, l’istruzione libera è stata bandita assieme alla musica e agli strumenti musicali. Si sono resi responsabili di migliaia di distruzioni e incendi di case di civili afgani, ed hanno negato forniture delle Nazioni Unite nonostante il paese versasse in gravi condizioni.
Skynews, in un articolo dal titolo “Afghanistan: What is Sharia law and how has the Taliban” riprende i ricordi del governo talebano, raccontando minuziosamente l’applicazione della legge islamica nella vita quotidiana
“Le donne e le bambine a partire dagli otto anni dovevano indossare un burka e dovevano essere accompagnate da un parente maschio se volevano lasciare la loro casa. Sono state bandite anche le scarpe con i tacchi alti nel caso in cui eccitassero gli uomini, le case con le finestre al piano terra e al primo piano dovevano essere tinteggiate e alle donne era vietato andare sui balconi. Non era consentito fotografare, filmare o mostrare immagini di donne su giornali, libri, negozi o in casa, i nomi dei luoghi che contenevano “donne” sono stati modificati e alle donne è stato vietato di apparire alla radio, alla TV o alle riunioni pubbliche. Le donne che disobbedivano alle regole, anche se non avevano parenti maschi con cui uscire, venivano fustigate per strada o negli stadi e nei municipi. Alle donne veniva tagliata la punta del pollice per aver indossato lo smalto per le unghie e venivano lapidate a morte se si rifiutavano di dichiarare lealtà ai talebani. Chiunque abbia infranto le regole potrebbe essere soggetto a umiliazioni, percosse pubbliche da parte della polizia religiosa dei talebani o esecuzioni”.
La situazioni a Kabul e l’asilo in Italia
Attraverso il portavoce, i talebani hanno fatto sapere che dal 24 agosto non permetteranno più ai cittadini di raggiungere l’aeroporto, in quanto sono risorse utili che servono al Paese. Tutti gli incroci delle vie di Kabul sono pattugliate da talebani armati a bordo di pick-up o mezzi militari sottratti alle forze afgane. La Nato conferma che dal 15 agosto all’aeroporto di Kabul ci sarebbero stati almeno 20 morti.
Il Ministero della Difesa italiano, riferisce che al 22 agosto le evacuazioni effettuate dall’aeroporto della capitale verso l’Italia ha permesso il trasferimento di 2187 afghani, tra cui 574 donne e 667 bambini. Le proiezioni del Ministero riferiscono che il numero dovrebbe arrivare fino a 3.000. Tra le vie migratorie maggiormente seguite negli ultimi anni dai profughi afgani si annoverano le rotte balcaniche. In nove anni quasi 18 mila persone con cittadinanza afgana hanno richiesto asilo in Italia. Fonti interne del ministero dell’Interno hanno raccontato al Post che dei 2187 rifugiati afgani in Italia, la maggiorparte sono civili che hanno preso parte attiva nelle operazioni di collaborazione dei diplomatici italiani a Kabul. L’Istituto Studi politici e Internazionali ha elaborato un cluster di dati Eurostat, mostrando come l’Italia è al primo posto per richieste di protezione accettate negli ultimi 13 anni.
Il G7 straordinario
Il G7 straordinario coordinato per il 2021 da Boris Johnson chiedeva una maggiore presenza USA in Afghanistan invocando un prolungamento della scadenza di Joe Biden di conclusione delle operazioni di evacuazione totale della presenza militare nel paese. Nonostante le richieste dell’asse atlantico Gran Bretagna e UE, che negli ultimi mesi hanno fortificato le alleanze contro il fronte asiatico, il vertice straordinario si è concluso con una conferma delle precedenti misure e con un “nulla di fatto”. Le truppe USA lasceranno l’Afghanistan entro il 31 agosto, a poco più di 7 giorni da oggi, con il governo talebano che poche ore fa ha imposto ai cittadini afgani l’impossibilità di poter lasciare il paese. Nemmeno l’evidenza del bisogno di aprire diversi corridoi umanitari il più velocemente possibile è servito a far smuovere i vertici decisionali USA. Nella giornata del 23 agosto si è svolto l’incontro segreto, e reso noto da poche ore, tra il direttore della CIA e il leader talebano Abdul Ghani Baradar. L’incontro si sarebbe svolto a Kabul. La CIA non ha rilasciato alcun commento sull’incontro, l’incontro sembra arrivare come una richiesta degli USA di comprendere gli imminenti possibili scenari in vista della scadenza in cui tutte le truppe statunitensi saranno fuori dal paese. Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale, ha fatto sapere che le evacuazioni sono il frutto di trattative giornaliere con i talebani possibili attraverso canali sia politici che di sicurezza.
Di Redazione, RB
8 settembre 2021
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