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Jun
Il 24 maggio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato la nomina di David “Dedi” Barnea (nato nel marzo 1965) a capo del Mossad, il servizio di intelligence esterno israeliano.
Entrerà ufficialmente in carica il 1° giugno.
David Barnea, dopo aver prestato servizio militare con le forze speciali dello Stato maggiore (Sayeret Matkal), si è laureato in Israele e si è specializzato negli Stati Uniti. Dopo una breve carriera nel settore bancario, è entrato a far parte del Mossad nel 1996. Le sue responsabilità includevano la ricerca sull’Iran, l’IRGC e gli Hezbollah libanesi. È diventato vicedirettore del servizio nel 2019.
Già nel dicembre 2020, l’ufficio del primo ministro israeliano ha annunciato di aver scelto un certo “D, vicedirettore”. Tuttavia, questa nomina per essere regolamentare ha dovuto essere approvata da un consulente legale per verificare se la posizione di Netanyahu come primo ministro ad interim al momento gli consentisse di fare questa nomina.
L’impegno del Mossad continuerà a concentrarsi sull’Iran, che lo Stato ebraico considera “nemico”, soprattutto date le dichiarazioni ostili di molti dei suoi leader. Per frenare lo sforzo militare nucleare iraniano, i servizi non si fermeranno davanti a nulla: omicidi mirati — cinque tra il 2010 e il 2020, l’ultimo dei quali il 27 novembre 2020 di Mohsen Fakhrizadeh Mahabadi —, sabotaggi — compresi quelli avvenuti in Natanz nel giugno 2009, 2 luglio 2020 e 11 aprile 2021 —, disinformazione, ecc.
Oltre al nucleare, gli israeliani stanno prendendo di mira anche il progetto balistico come durante il sabotaggio della base missilistica Shahid Modares a Bid Kaneh (40 chilometri da Teheran) che ha visto la scomparsa di 17 IRGC tra cui il generale di brigata Hassan Modaddam, responsabile dello sviluppo dei missili Shahab, Ghadir e Sejil.
Nel mirino, infine, le manovre iraniane volte ad accrescere la loro influenza nella “mezzaluna sciita” che copre Iraq, Siria e Libano, per non parlare del teatro operativo estero yemenita. In questo contesto, anche le milizie che fungono da “truppe sul campo di battaglia” (Hezbollah libanesi, milizie siriane, irachene, pakistane e afghane) a Teheran costituiscono un obiettivo primario.
Il predecessore di Barnea, Yosef Meir (Yossi) Cohen (nato nel 1961), ex consigliere per la sicurezza nazionale di Benjamin Netanyahu ed ex numero due del Mossad (nominato direttore nel 2016), ha svolto un ruolo di primo piano nel cosiddetto piano ‘Abraham’ per la normalizzazione dei rapporti con Emirati Arabi Uniti, Bahrain (seguito dal Sudan e poi dal Marocco). Secondo quanto riferito, ha anche accompagnato Netanyahu in una visita segreta in Arabia Saudita nel novembre 2020, dove avrebbero incontrato il principe ereditario Mohammed Bin Salman (MBS). Questo viaggio è stato smentito da Riyadh ma è risaputo che i due paesi hanno buoni rapporti perché hanno un nemico comune: l’Iran.
I due ufficiali dell’intelligence hanno dovuto lavorare insieme quando Yossi Cohen ha guidato la sezione iraniana del Mossad dal 2004. Sebbene le operazioni del Mossad rimangano segrete, una è stata ufficialmente rivelata il 30 aprile 2018 da Netanyahu a fini di propaganda: il recupero nel gennaio 2018 di 500 chili di documenti segreti relativi al programma nucleare iraniano nel centro di Teheran. È molto probabile che Barnea abbia svolto un ruolo importante in questa azione poiché era a capo del dipartimento che si occupava dell’Iran mentre Cohen era direttore del Mossad. Da notare che il magazzino in cui erano conservati questi 55.000 documenti e 183 Cd-Rom contenenti 55.000 file era stato individuato dagli israeliani nel 2016. Questa operazione è quindi durata più di un anno.
Durante la crisi dovuta alla pandemia di Covid-19, Yossi Cohen è stato incaricato di acquisire con tutti i mezzi possibili i materiali medici (e i vaccini) necessari per l’immunizzazione massiccia della popolazione israeliana, in stretta collaborazione con il controverso Ministro della Salute, Yaakov Litzman, lui stesso affetto dalla malattia.
Di Giuseppe Gagliano su StartMag.it
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03Oct
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