06
May
In attesa del G20 che per l’anno 2021 si terrà in Italia, si è appena concluso il summit G7 a Londra. Se il G20 sarà terreno di confronto tra le maggiori potenze economiche odierne, con un bisogno acceso di alimentare le relazioni diplomatiche tra asse Atlantico e asse Russia/Cina, il G7 ha visto una netta presa di posizione nei confronti dell’ex membro uscito nel 2014. Nell’anteprima della bozza di riepilogo degli interventi emersi durante la due giorni diplomatica, si legge: ” I Ministri degli Esteri che hanno preso parte al G7 sono preoccupati ed accusano Mosca di minare i sistemi democratici di altri paesi”.
La Russia non si è certo risparmiata negli ultimi mesi attirando un occhio da parte di tutto l’asse atlantico. Solo poche settimane fa l’arresto di Biot, il capitano di fregata italiano che vendeva fotografie ( l’analisi della memoria aveva evidenziato 9 documenti riservatissimi e 47 di tipo “Nato Secret” riservate ai servizi segreti del Cremlino) aveva portato il patto atlantico al centro dell’agenda politica internazionale. Pochi giorni dopo Biden affiancava Vladimir Putin al termine “assassino” alimentando la crisi delle relazioni internazionali tra i due blocchi. Per finire, in Repubblica Ceca alla metà di aprile, 18 funzionari russi venivano espulsi con l’accusa di spionaggio, tutti a dipendenza del GRU.
Centrale è stata l’attenzione al Caso Navalny, il politico ed oppositore russo che dopo il tentato avvelenamento dello scorso anno con il Novichok, chiedendo alla stessa UE di “indagare in modo credibile per spiegare senza ulteriori indugi l’uso di un’arma chimica sul suo suolo” continuando con l’esprimere apprensione per lo stato attuale delle continue violazioni e il rafforzamento delle relazioni tra Mosca e Pechino: “Restiamo preoccupati per il deterioramento della situazione dei diritti umani in Russia e la repressione sistematica delle voci dell’opposizione, dei difensori dei diritti umani, società civile indipendente e media”.
Tra i principali crimini in tema di cybersicurezza, in particolare, si contesta a Mosca la “pericolosa attività ed uso di spionaggio informatico, e l’uso della disinformazione”. In effetti nel 2019 solo apparentemente si annunciava la chiusura dell’IRA (Internet Research Agency), in seguito alle pressioni internazionali derivate dalla scoperta delle influenze del Cremlino nella propaganda disinformativa atta ad incentivare la vittoria di Donald Trump nel 2016.
Nel rapporto 2020 del National Intelligence Council degli Stati Uniti, si legge: ” President Putin and the Russian state authorized and conducted influence operations against the 2020 US presidential election aimed at denigrating President Biden and the Democratic Party, supporting former President Trump, undermining public confidence in the electoral process, and exacerbating sociopolitical divisions in the US”. Il rapporto dell’Intelligence continua spigando che uno degli elementi chiave della strategia di Mosca è stato quello di sfruttare persone legate all’intelligence russa per diffondere accuse infondate contro il presidente Biden.
Lo sguardo del G7 è stato interamente dedicato alla politica di relazioni e pressione che la Russia sta portando avanti con insistenza negli ultimi mesi, dalle relazioni con la Cina, alla recente escalation militare in Donbass, al Caso Navalny ed alle azioni di spionaggio internazionale.
Si è chiusa, infine, la due giorni del tavolo dei Ministri discutendo di diritti umani con un focus sulla situazione ormai al centro dei riflettori mondiali nella regione dello Xinjiang esortando ad una richiesta di accesso agli ispettori internazionali dell’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani in modo da effettuare verifiche riguardo ai “campi di rieducazione politica” e sulle “sterilizzazioni forzate” sulla popolazione degli Uiguri. Le ultime battute hanno chiesto trasparenza e cooperazione della Cina nel dare, nei prossimi mesi, risposte allo scenario pandemico.
Di Redazione, RB
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03Oct
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