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Si delinea una rivoluzione nel mondo cyber. Franco Gabrielli, autorità delegata ai servizi di informazione e sicurezza, ha lanciato la proposta: «È arrivato il tempo di creare un’agenzia che tratti in maniera olistica il tema della sicurezza cibernetica. Dobbiamo affrancarci da una modalità emergenziale». La nuova struttura deve stare «presso la Presidenza del Consiglio» ha detto Gabrielli al convegno di Fdi-fratelli d’Italia «Le nuove reti per l’industria italiana e per i consumatori» concluso da Giorgia Meloni. La nuova agenzia, sottolinea l’ex prefetto, deve sviluppare «nel Paese le capacità di resilienza, cioè di reggere e resistere di fronte a minacce e attacchi di varia natura. Un’esigenza oggi primaria ».
Un modello fuori dal comparto intelligence
«Non sempre colgo, a tutti i livelli, un’effettiva capacità di essere resilienti» sottolinea il sottosegretario. Sulla cyber «dal 2017 il comparto intelligence ha svolto una funzione importante, anche se a mio avviso di supplenza. La definizione del perimetro di sicurezza cibernetica, i Dpcm di attuazione, i centri di valutazione, di certo è stato fatto molto». Ma ora a suo avviso bisogna concepire una struttura «fuori dal comparto intelligence, perchè quest’ultima si occupa di un aspetto ma non della complessità della resilienza. Dobbiamo affrontare il tema in modo più strutturale».
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Un salto di qualità con i privati
Nell’azione di controllo e contrasto c’è in ballo anche «la prossima costituzione della direzione centrale della Polizia scientifica e della sicurezza cibernetica» al dipartimento di Ps guidato da Lamberto Giannini. Gabrielli sulla cyber rivendica il bisogno «di un salto di qualità tra pubblilco e privato fondato su trasparenza e correttezza di rapporti». Annuncia così la revisione del Dpcm in attuazione del perimetro cibernetico con le regole per le aziende in caso di incidenti. Si prevece ora «l’introduzione di un periodo di sperimentazione. Dobbiamo stare in ascolto delle esigenze dei soggetti destinatari. Altrimenti facciamo editti, grida manzoniane. E ci confermiano il Paese delle leggi perfette rivelatesi inapplicabili».
Stefano Mele (Comitato Atlantico Italiano): «Una scelta strategica»
Per Stefano Mele, avvocato specializzato in privacy e cybersecurity nonchè presidente della Commissione sicurezza cibernetica del Comitato Atlantico Italiano, «il sottosegretario Gabrielli ha acceso i riflettori su uno dei temi più rilevanti per il futuro del nostro Paese. Le sue parole spero trovino al più presto riscontro nell’attività del governo Draghi. L’attuazione del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica – rileva l’avvocato Mele – avrà un impatto considerevole sulle aziende private e sugli operatori pubblici che proprio nell’agenzia potrebbero trovare un interlocutore unico». E la nuova struttura potrà così «sviluppare le fondamentali sensibilità per supportare l’operatività delle aziende e della p.a.».
Il vicepresidente Copasir Urso: «Economia digitale, torniamo protagonisti»
«La sicurezza nazionale non è soltanto il controspionaggio» sottolinea il vicepresidente del Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) Adolfo Urso (Fdi). «I tre documenti ufficiali fatti dal Copasir in questi tre anni riguardano 5G e telecomunicazioni laddove si invita a bandire la tecnologia cinese perchè non sicura per la sicurezza nazionale. Quello sull’app Immuni con le indicazioni sulla privacy del cittadino. E il testo sul sistema bancario e finanziario perchè il nostro Paese è al centro delle attenzioni. Siamo la preda di tutti». Aggiunge Urso: «Chi conosce nel mondo domina il mondo. Per questo l’attenzione alla Cina. Non solo economica, è soprattutto una guerra di civiltà. Tra quella occidentale, al centro la persona e i suoi diritti. E la civiltà di altri continenti. Dove non si concepisce che lo Stato debba rispettare i cittadini e i suoi diritti»
Pubblicato su Sole24ore, Marco Ludovico, 10 Aprile 2021
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