06
Mar
Nella prospettiva Intelligence, l’emergenza pandemica ha reso più articolato e complesso il quadro della minaccia, abbattendosi sulle economie, condizionando sviluppi geopolitici e relazioni internazionali, aggravando vulnerabilità strutturali e tensioni sociali, inasprendo la competizione, specie per il dominio tecnologico, e accrescendo gli spazi per manovre ostili e tentativi d’ingerenza di diversa matrice e portata. In questo contesto, il Comparto ha assicurato il massimo impegno informa- tivo e d’analisi – riorientando, all’occorrenza, direttrici e target della ricerca – e messo in campo iniziative di carattere sistemico, intese ad acquisire nuove compe- tenze e capacità previsionali, nonché ad alimentare le migliori sinergie con le altre Amministrazioni dello Stato, con la Comunità accademica e con il mondo impren- ditoriale, pure in ottica di promozione e diffusione della cultura della sicurezza.
Sul versante estero, prioritaria attenzione informativa è stata riserva- ta alla regione mediterranea, che a 10 anni dalle cc.dd. primavere arabe è ancora affetta da instabilità diffusa. Nella fascia nordafricana, cruciale per gli interessi nazionali, il focus sulla Libia ha guardato agli sviluppi del confronto tra le componenti dell’Ovest e dell’Est e al profilarsi di una nuova fase negoziale, peraltro insidiata dal persistere, in quel teatro, di linee di faglia ed interessi contrapposti, locali e di sponsor esteri. Il protrarsi della crisi ha continuato a riflettersi sulla sicurezza regionale, alimentando traffici illeciti e circuiti di sostegno all’estremismo jihadista, in un contesto di vulnerabilità socio-economiche reso ancora più fragile dall’impatto della pandemia. La grave congiuntura si è accompagnata: in Tunisia, a un’ondata di proteste e alla perdurante esposizione alla minaccia terroristica; in Algeria, alla ridefinizione degli equilibri interni; in Egitto, ad un’allerta elevatissima nei riguardi di frange qaidiste e filo-DAESH. Anche per i loro riflessi sul Nord Africa, hanno rivestito specifico interesse informativo le dinamiche della fascia subsahariana.
La regione del Sahel, ove il nostro Paese sta assumendo un ruolo più profilato, ha conosciuto un accentuato dinamismo politico, ma anche un nuovo incremento della violenza, soprattutto di matrice jihadista, dovuto pure all’emergente, agguerrita competizione tra i gruppi qaidisti e quelli afferenti a DAESH. Il quadrante segnato, altresì, da cronici conflitti settari ha registrato cruente azioni terroristiche in Niger, Mali e Burkina Faso, nonché, più a Est, in Nigeria e nell’area del Bacino del Lago Ciad.
Segnali di scadimento dei livelli securitari sono stati colti anche nel Corno d’Africa, ove fragilità istituzionali e vulnerabilità economiche si sono accompagnate al pervasivo attivismo della formazione qaidista somala al Shabaab. Di rilievo, nel contesto, la contrapposizione tra Autorità centrali e Stati federati in Somalia, nonché la conflittualità e le tensioni interetniche in Etiopia.
Nel quadro delle dinamiche incidenti nell’area del Mediterraneo, specifico interesse informativo ha rivestito l’accresciuta competizione tra diversi attori per lo sfruttamento delle risorse energetiche off-shore nel Bacino del Levante, assurto a teatro di rivalità tra player rivieraschi ed extraregionali.
Articolato impegno informativo ha continuato ad essere rivolto al quadrante mediorientale, ove la pandemia ha di fatto contribuito a congelare le tensioni nell’area, dopo l’apice del confronto tra USA e Iran agli inizi del 2020, esacerbando, peraltro, vulnerabilità sociali e criticità politiche.
Quanto alle singole realtà nazionali, sono emerse in evidenza, tra l’altro: in Siria, le rimodulazioni interne all’establishment e la vitalità di sigle terroristiche; in Libano, la gravissima situazione finanziaria; in Giordania, le difficoltà, aggravate dalla crisi sanitaria, nella gestione dei rifugiati; nei Territori Palestinesi, i tentativi di ricomposizione della frattura interna; in Iraq (ove l’Italia è direttamente ingaggiata nella stabilità del Paese), la crescita delle capacità offensive di DAESH; in Iran, l’affermazione elettorale della componente conservatrice e l’evoluzione dei rapporti con gli USA e la Comunità internazionale.
Le dinamiche nel Golfo sono state dominate dalla normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Israele, da un lato, ed Emirati Arabi Uniti e Bahrain, dall’altro, nonché dalle iniziative politiche volte a superate la spaccatura interna al Consiglio di Cooperazione del Golfo. Ancora senza esito i tentativi di mediazione nello Yemen, dove sei anni di ininterrotta ostilità hanno provocato una delle più gravi crisi umanitarie al mondo, acuita dall’arrivo del Covid-19.
Anche a supporto del contingente italiano, costante monitoraggio informativo è stato dedicato alla situazione in Afghanistan, ove lo storico accordo tra Stati Uniti e Taliban non ha ancora permesso un’effettiva pacificazione del Paese, teatro, anche nel 2020, di cruenti attentati. Persistente dinamismo di gruppi insorgenti e frange terroristiche si è registrato, altresì, in Pakistan.
Lo sguardo analitico del Comparto ha visto la Russia confrontarsi con importanti dossier di politica interna ed economica, dal referendum costituzionale al severo impatto della pandemia, ma anche con crisi, emergenti o rivitalizzate, nello spazio post-sovietico. È il caso del confronto tra Armenia e Azerbaigian (sia nel con- fine settentrionale che nel Nagorno-Karabakh), delle proteste in Bielorussia e delle tensioni in Kyrgyzstan. Nel contempo, la visione strategica di Mosca ha conosciuto diverse declinazioni, inclusa la produzione di linee di policy sull’Artico e sulla de- terrenza nucleare. Quanto alle relazioni internazionali, il Cremlino ha rafforzato la cooperazione bilaterale nel settore sanitario con numerosi Paesi, mentre, per altro verso, si è confermato articolato e complesso il dialogo con l’Occidente.
Postura e proiezioni della Cina sulla scena globale hanno continuato a rappre- sentare ambito rilevante di impegno per l’Intelligence. Muovendo dalla pandemia Pechino ha, sul fronte interno, implementato un più stringente sistema di controllo sociale, mentre all’estero ha potenziato la collaborazione internazionale anche in ambito sanitario, in coerenza con un dinamismo giocato su più piani (diplomatico, degli investimenti infrastrutturali e del commercio) e in direzione di un esteso novero di Paesi, nonché sullo sfondo di una strategia espansiva che ha fatto registrare, tra l’altro, significative progressioni nel campo dello Spazio, il quarto dominio. L’emergenza pandemica ha concorso, pure, a spiralizzare il confronto con gli Stati Uniti, inserendosi in un contesto che vede Pechino da tempo accusata di condotte scorrette sul mercato e violazione dei diritti umani, temi in evidenza anche in ambito UE.
L’incidenza della crisi sanitaria sul panorama della minaccia è emersa con particolare evidenza nell’attività informativa a presidio dell’economia nazionale. Le difficoltà della congiuntura hanno contribuito a rendere più concreto il rischio di azioni di tipo predatorio/speculativo nei confronti di asset pregiati in Italia. Al riguardo, l’Intelligence ha intensificato l’attività di ricerca ed analisi a supporto del decisore politico, anche ai fini dell’esercizio dei poteri speciali (cd. Gol- den Power) e dell’implementazione della normativa di riferimento. La raccolta informativa a tutela degli assetti strategici si è focalizzata innanzi tutto sulla filiera sanitaria, anche con riferimento a possibili ingerenze esterne in danno di strutture emergenziali, centri di ricerca ed aziende. Alla prioritaria attenzione, inoltre, i settori: aerospazio, difesa e sicurezza, atteso l’appetibile know how della nostra industria; telecomunicazioni, anche in ragione delle profonde trasformazioni tecnologiche e organizzative connesse all’introduzione della tecnologia 5G; meccanica/meccatronica, automotive, biotech e made in Italy, in grado di valorizzare i risultati della ricerca; logistica, in particolare quella portuale, di assoluta centralità in ragione della forte integrazione dell’economia italiana nei flussi commerciali internazionali.
Il monitoraggio dell’Intelligence non ha mancato di ricomprendere, inoltre, le dinamiche del sistema finanziario nazionale, specie in relazione a progettualità estere suscettibili di ricadute anche sugli equilibri di finanziamento del debito pubblico italiano e sulle policy di erogazione di crediti alle nostre imprese, come quelle afferenti la sicurezza energetica nazionale, con riguardo sia alla continuità degli approvvigionamenti, sia alle prospettive connesse al processo di decarbonizzazione dell’economia europea.
Come altri fronti, anche quello della minaccia cibernetica è stato significativamente condizionato dall’emergenza pandemica, chiamando il Com- parto a orientare una parte rilevante degli sforzi verso il contenimento di proget- tualità ostili (di matrice statuale, hacktivista o criminale): miranti a sfruttare il massiccio ricorso al lavoro agile in danno di operatori pubblici e privati, ovvero tese ad esfiltrare dati sensibili da strutture ospedaliere, centri di ricerca e realtà impegnate nello sviluppo di vaccini e terapie contro il Covid-19. In generale, gli attacchi “censiti” dall’Intelligence hanno fatto emergere: un complessivo incremento degli episodi; la prevalenza di target pubblici, specie Amministrazioni locali; la persistente, maggior ricorrenza della matrice hacktivista ed una contrazione dei casi di matrice statuale, a fronte peraltro di un aumento di azioni dalla matrice non identificabile, che potrebbe sottendere un’accresciuta capacità di operare senza lasciare traccia.
Una mirata e coordinata azione informativa ha interessato pure la minaccia ibrida – per definizione veicolata su diversi domini (quello diplomatico, militare, economico/finanziario, intelligence, etc.) – che, in concomitanza con il dispiegarsi della crisi sanitaria, è stata caratterizzata da costanti tentativi di intossicazione del dibattito pubblico attraverso campagne di disinformazione e/o di influenza. È proseguita serrata e ininterrotta, in Italia e all’estero, l’attività informativa in direzione del terrorismo jihadista, nel contesto di un dispositivo di prevenzione integrato che ha continuato a trovare punto di forza nelle consoli- date sinergie tra Intelligence e Forze di polizia, specie nell’ambito del Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo, e nell’assidua cooperazione con i Servizi esteri collegati. Il 2020 ha visto la strategia di DAESH dipanarsi lungo tre principali direttrici: rivitalizzazione dell’attività insorgente in Iraq e Siria; decentralizzazione in favore delle articolazioni regionali in Africa e in Asia; rilancio del conflitto asimmetrico in crisi d’area e teatri di jihad. La formazione ha mostrato, inoltre, un rinnovato attivismo mediatico.
Al Qaida, dal canto suo, ha proseguito la lotta contro i “nemici dell’Islam”, declinandola in agende regionali focalizzate sulle istanze delle popolazioni, tra le quali si è nel tempo accreditata, ma anche adottando una strategia comunicativa in grado di garantire unitarietà tra obiettivi locali e globali.
Per quanto concerne l’Europa, gli attentati compiuti nel corso dell’anno hanno confermato i tratti prevalentemente endogeni e destrutturati della minaccia jihadista sul nostro Continente, tradottasi in attivazioni autonome ad opera di soggetti per lo più privi di legami con gruppi terroristici, ma da questi (specialmente DAESH) influenzati o ispirati. A una progettualità pianificata parrebbe ricondurre, peraltro, l’azione di Vienna del 2 novembre, alla luce di risultanze (su contatti e collegamenti dell’attentatore) valse anche a ribadire il ruolo della regione balcanica quale potenziale incubatore della minaccia terroristica in direzione di Paesi europei. Significativi indicatori della minaccia provengono anche dalle operazioni di controterrorismo condotte nell’anno, che attestano il persistente rischio di attivazioni da parte di ex combattenti e frustrated travellers, gli spostamenti di foreign fighters che decidono in autonomia di lasciare il Medio Oriente e ripiegare in suolo europeo, nonché la mai sopita ambizione di DAESH di colpire l’Europa. Profilo, quest’ultimo, richiamato anche nei warning condivisi in ambito di collaborazione internazionale.
L’impegno informativo in territorio nazionale ha continuato a focalizzarsi, in via prioritaria, sui processi di radicalizzazione, innescati o alimentati soprattutto sul web, ove vengono diffusi articoli, video di propaganda, istruzioni per la fabbricazione di ordigni e messaggi istigatori in lingua italiana; nelle carceri, come confermato, tra l’altro, dalle espulsioni a fine pena di soggetti detenuti per reati comuni che hanno aderito alla causa jihadista durante la reclusione; in luoghi di aggregazione, ove è emersa la pervasiva opera di proselitismo svolta da individui attestati su posizioni radicali
I tratti distintivi della criminalità organizzata, così come ribaditi dalle acquisizioni intelligence, nonché dalle risultanze investigative e giudiziarie, valgono da sé a profilare l’interesse delle mafie nostrane a trarre profitto dall’impatto dell’emergenza pandemica e, segnatamente, a condizionare gli operatori economici in difficoltà e a tentare di intercettare i finanziamenti, nazionali ed europei, connessi ai piani di rilancio.
Fattore cruciale di alimentazione della capacità pervasiva dei sodalizi, anche in termini di alterazione della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato, resta la disponibilità di denaro assicurata dai traffici illeciti più remunerativi. I sodalizi mafiosi, grazie anche alle saldature con professionisti e imprenditori collusi, hanno ulteriormente affinato le capacità di reinvestimento dei proventi illeciti, ma anche di occultamento e di movimentazione dei capitali a fini di eva- sione ed elusione fiscale.
Caratteristiche comuni alle singole matrici mafiose (’ndrangheta, Cosa nostra, camorra e aggregazioni pugliesi) sono risultate la pronunciata fluidità degli assetti, dovuta all’incessante azione di contrasto, e la sempre più marcata differenziazione tra componenti di profilo affaristico-strategico e formazioni di minor spessore, maggiormente esposte alla competizione interclanica.
All’attenzione informativa anche le compagini straniere, la cui crescita organizzativa, specie con riguardo ai gruppi nigeriani, è testimoniata dal crescente coinvolgimento in attività di riciclaggio e in articolate frodi informatiche.
L’emergenza pandemica ha inciso pure sul versante dell’eversione interna: da un lato, limitando le potenzialità mobilitative dell’estremismo politico, dall’altro, facendo da volano, in concomitanza con il ruolo aggregante e amplificatore del web, a una montante effervescenza propagandistica, trasversalmente orientata a strumentalizzare la crisi sanitaria per rilanciare progettua- lità conflittuali e istanze antisistema.
L’anarco-insurrezionalismo resta la componente eversiva endogena più vitale, che alle campagne online (contro “repressione”, tecnologie e misure di contenimento del contagio) ha visto corrispondere sortite operative, consistenti per lo più in atti vandalici e/o incendiari e sabotaggi, ai danni soprattutto di infrastrutture delle telecomunicazioni. L’attività dei ristretti circuiti marxisti-leninisti è parsa ancora improntata alla tradizionale opera di recupero della memoria brigatista, unita ad interventi volti ad attualizzarne il messaggio, anche attraverso l’analisi, in ottica di “contrapposizione di classe”, delle ricadute socio-economiche dell’emergenza sanitaria, oltre che delle dinamiche del mondo del lavoro.
La crisi sanitaria e la sua gestione da parte del Governo hanno costituito temi centrali del dibattito che ha coinvolto le diverse “anime” del movimento antagonista, impegnato a rilanciare progettualità aggregative attorno a tradizionali campagne di lotta (a partire dal filone ambientalista), anche attraverso una propaganda d’area che ha, tra l’altro, strumentalmente connesso la diffusione del virus con il progresso tecnologico e i cambiamenti climatici. Massima attenzione informativa, sul piano della ricerca e dell’analisi, è stata riservata agli ambienti della destra radicale, anche nella dimensione virtuale, nel cui ambito, in relazione alla pandemia, sono proliferate campagne di disinformazione e teorie cospirative, accompagnatesi a retoriche ultranazionaliste, xenofobe e razziste, nonché ad interventi propagandistici dagli accesi toni antisistema.
Importanti avanzamenti ha fatto registrare, nel 2020, il processo di rafforzamento dell’architettura nazionale di sicurezza cibernetica, specie per quel che concerne: l’elaborazione dei decreti attuativi delle norme sul “Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica”; l’implementazione della Direttiva europea NIS; la sicurezza delle reti 5G (con riguardo all’inserimento, nella disciplina nazionale sul Golden Power, di un richiamo anche alle linee guida europee in tema di notifiche relative all’acquisto di tecnologia 5G da fornitori extraeuropei); le attività del Nucleo di Sicurezza Cibernetica e dello CSIRT (Com- puter Security Incident Response Team) italiano, divenuto operativo presso il DIS in maggio.
Nel novero delle iniziative intese a rafforzare la resilienza cyber del Paese vanno richiamate, infine, quelle di carattere formativo e divulgativo, per una più diffusa consapevolezza e conoscenza di rischi e contromisure.
Estratto dalla relazione annuale d’intelligence italiana al Parlamento
Trackbacks and pingbacks
No trackback or pingback available for this article.
Per qualsiasi domanda, compila il form
[contact_form name="contact-form"]
Leave a reply