05
Mar
“Il principe saudita Muhammad bin Salman approvò l’operazione in Turchia per catturare o uccidere il giornalista saudita Jamal Khashoggi”. Nel rapporto intelligence è questo il passaggio chiave che emerge. Nonostante il principe saudita respinga ogni accusa, la sua posizione è stata pesantemente aggravata dalla diffusione di documenti giudiziari canadesi in cui Mbs è stato messo in collegamento diretto con la compagnia aerea titolare del jet privato in uso al commando che uccise il giornalista Khashoggi. MBS, così viene chiamato il principe saudita, subito dopo il 3 novembre aveva compreso che le future relazioni con gli USA avrebbero deviato da quelle che erano con il precedente presidente Donald Trump. La conferma della politica di Biden, dopo l’insediamento ufficiale, arriva con il ritiro dell’appoggio nella guerra in Yemen e lo stop alla vendita di armi. La precedente amministrazione aveva un rapporto diverso con l’Arabia Saudita, basti pensare che davanti l’opinione pubblica, nel 2018, Trump confermò che la versione fornita dalla monarchia saudita “che vedeva Khashoggi morto durante una rissa mentre cercava di scappare dal consolato” fosse credibile.
Trump più che alla monarchia teocratica, dove i diritti umani sono utopia, era fedele alle relazioni economico-petrolifere. Gli americani hanno sempre comprato grandi quantità di petrolio, basti pensare che dopo la guerra dello You Kippur, quando i paesi produttori di petrolio, decisero di non vendere più agli Stati Uniti e all’occidente, perchè li ritenevano alleati di Israele, il costo del petrolio aumentò fino al 400%. Nonostante il fascicolo CIA desecretata, la Casa Bianca ha fatto sapere che non intraprenderà nessuna azione nei confronti del principe ereditario saudita.
La fidanzata del giornalista Jamal Khashoggi, Hatice Cengiz, è intervenuta pubblicamente per chiedere che il principe saudita sia punito. “È essenziale che il principe ereditario, che ha ordinato il brutale omicidio di una persona innocente, sia punito senza indugio” – continua Cengiz – pur avendo desecretato il rapporto della Cia, gli Usa non hanno preso alcuna iniziativa contro il potente principe ereditario, un fondamentale alleato di Washington nel contrasto all’Iran. Secondo Cengiz, punire bin Salman, “non solo porterebbe la giustizia che stiamo cercando per Jamal ma impedirebbe anche ad azioni simili di ripetersi in futuro”.
In Italia l’eco mediatico si è fatto sentire. In particolare modo in seguito al viaggio amichevole che l’ex premier Matteo Renzi, attualmente a capo di Italia Viva, partito che ha aperto la crisi di governo appena due mesi fa, avrebbe intrapreso incontrando ed intervistando proprio il principe saudita. Immediatamente diversi esponenti politici hanno chiesto chiarezza o l’abbandono della guida politica. E’ necessario ricordare che proprio Matteo Renzi fece rientro su un jet privato pagato dal principe saudita e che alla stessa base dell’incontro tra i due ci potrebbero essere interessi economici diretti.
Il rapporto desecretato dalla presidenza Biden cambierà le relazioni USA- Arabia Saudita?
Come è facile evincere, data l’indisponibilità di Trump a desecretare il rapporto, gli USA hanno mantenuto saldi i rapporti con Riyadh, anche dopo l’assassinio del giornalista Khashoggi. Due sono i punti di contatto individuabili. La prima è l’influenza in Medio Oriente contro la guerra al terrore e il secondo punto è il mercato internazionale di combustibili fossili. Come si evince dal rapporto Trump era stato subito informato del coinvolgimento del principe nell’assassinio del giornalista a Istanbul. Biden, dopo aver declassificato il rapporto 007 ha anche affermato che, oltre a credere che il principe sia colpevole, ha anche fatto pressione sul principe affinché si impegni a onorare i diritti umani. Secondo PJ Crowley, ex segretario affari pubblici nella presidenza Obama, le pressioni politiche si faranno consistenti verso il principe e la famiglia reale saudita. Lo stesso Crowley ha sottolineato come sia importante considerare la politica green di Biden, che dopo il rientro negli Accordi di Parigi, ha mostrato come voglia allontanarsi dai combustibili fossili. Di certo l’alleanza è importante per diverse ragioni tra i due paesi. Ma la neo-presidenza alla Casa Bianca ha mostrato come non sia più disposta ad osservare da spettatore passivo le gravi violazioni che da anni vengono perpetrate all’interno del paese dalla famiglia reale. Importante, in questo senso, la sospensione della vendita di armi al paese, e la netta posizione di Biden contro la guerra in Yemen. La vicenda Khashoggi e la sospensione della vendita di armi segnano un cambio di direzione nelle relazioni tra USA e Arabia Saudita; non una rottura ma una ridefinizione in chiave di salvaguardia dei diritti umani.
Khashoggi Ban
Il segnale del cambio di rotta nella politica estera è forte e chiaro. Nonostante la condanna dell’omicidio Kashoggi non abbia colpito direttamente il principe saudita, il Dipartimento di Stato Usa ha varato la cosiddetta “Khashoggi policy” o “Khashoggi ban” per punire tutte le persone che, compiendo le azioni in nome di un governo, siano direttamente coinvolte o abbiano partecipato a attività contro i dissidenti di natura “grave e extraterritoriale”. L’amministrazione Biden avrebbe identificato già 76 persone sanzionabili con pene come la restrizione o il ritiro del visto.
Di Redazione, RB
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