04
Nov
L’onda della Digital Transformation (insieme di applicazione delle tecnologie digitali che impattano la sfera tecnologica, culturale, organizzativa, sociale e manageriale) sta rimodellando le opportunità di business del tessuto economico Italiano ed internazionale.
Analizzando la demografia imprenditoriale lombarda si denota la prevalenza di attività operanti nel settore dei servizi, di dimensioni medio piccole e caratterizzate da elementi di innovazione. Le tecnologie digitali sono le leve su cui tali PMI investiranno per direzionare le proprie scelte di business al fine di cogliere nuove opportunità ed aprire nuovi mercati quindi, in questo cambio di paradigma economico, un fattore abilitante e fortemente strategico sarà il ”Digital Trust”.
Con Digital Trust si intende il grado di fiducia nelle relazioni digitali ovvero la capacità di amministrazione sicura dei sistemi e dei dati in essi contenuti mediante una corretta gestione e valutazione dei rischi introdotti dalle nuove tecnologie; a tendere il Digital Trust sarà un parametro importante per valutare un’azienda e un cardine al fine di salvaguardare competitività e produttività delle PMI ad alta esposizione digitale.
La fiducia digitale viene data alle aziende che hanno dimostrato ai propri utenti e partner di poter fornire sicurezza, privacy, affidabilità ed etica dei dati gestiti. Tale parametro sarà poi utilizzato per valutare le aziende sia nel B2C che nel B2B, quindi sarà considerato un parametro di rilevanza strategica.
Nelle PMI lombarde è presente un un alto grado di esposizione di servizi critici sul perimetro di confine tra reti proprietarie delle aziende ed internet. In questo quadro, il Legislatore ha cercato di adeguare nel tempo la strategia cyber del Paese, focalizzandosi sul recepire le direttive emanate in ambito europeo e iniziando a costruire un perimetro cyber strategico; tale approccio non è risolutivo in quanto fortemente centralizzato.
La centralizzazione ha evidenti limiti sul trattare un perimetro cyber molto vasto e costituito da una miriade di piccole entità, lasciando totalmente non gestito gran parte del tessuto produttivo Italiano fatto di piccole e medie imprese.
Una possibile soluzione sarebbe quella di costituire dei CERT a livello regionale, che adeguatamente sviluppati potrebbero essere un ottimo strumento per monitorare il perimetro cyber. I dati ottenuti dal RIPE NCC evidenziano come lo spazio di indirizzamento IP italiano risulta essere uno dei più estesi in Europa; l’applicazione di un approccio decentralizzato – divide et impera – a livello regionale porterebbe a gestire meglio le problematiche riscontrate e a fornire un supporto reale al miglioramento della postura di sicurezza delle PMI.
Tenendo sotto monitoraggio costante le fonti di informazione endogene ed esogene, raccogliendo e analizzando i dati che ne provengono, un CERT regionale potrebbe allertare in tempi realmente brevi i propri interlocutori, fornendo i dettagli necessari e suggerimenti per la mitigazione. Infine si potrebbe valutare un business model tale da essere un volano per aiutare lo sviluppo delle aziende in campo cyber nate ed operanti sul territorio nazionale, in maniera da affrancare l’Italia dalla dipendenza tecnologica e del know-how di multinazionali operanti sul suolo italiano, ma facenti capo a stati esteri.
Tuttavia, ogni rivoluzione – soprattutto sul piano culturale da parte delle aziende e della pubblica amministrazione – porta con sé elementi di criticità, così come costi e incertezze. È qualcosa di endemico, ma che non deve scoraggiare. Soltanto così potremmo immaginare un futuro davvero prossimo in cui poter affermare con certezza che la sicurezza cibernetica è ormai un valore per tutta la nostra realtà economica, oltre che lo strumento per costruire il Digital Trust: strumento di competizione e di reputazione per il business delle nostre aziende in Italia, ma soprattutto all’estero.
Tale approccio aprirebbe un nuovo mercato interno, costruendo nuove filiere e quindi migliorando strategicamente la posizione dell’intero sistema Italia in campo di sicurezza cibernetica.
Estratto dalla tesi del Master in “Intelligence Economica” ed. 2019-2020
Candidato Massimo Bozza
Tutor Davide Del Vecchio
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