12
Nov
Come giustamente sottolineano Paolo Savona, già ministro dell’industria, e Carlo Jean, già Generale di Corpo d’armata dell’esercito, l’intelligence economica è un bene pubblico. Essa è fusion intelligence o meglio fusione dei vari sistemi informativi come misura collettiva, offensiva e difensiva formata dall’insieme delle azioni coordinate di ricerca, diffusione e tutela delle informazioni il cui scopo è migliorare la sicurezza economica di un Paese aumentando tanto la sua potenza economica quanto il suo spazio di azione e influenza.
All’interno di esso le PMI italiane sono considerate gli attori principali al fronte e il ruolo dello Stato italiano è istituzionale, strumentale oltre che di definizione dell’assetto legale e giuridico all’interno del quale si muovono esse.
Favorire la comprensione dell’esperienza distrettuale della murgia significa avvicinare gli addetti ai lavori italiani ad un sistema che deve esser portato a maturità per superare le fasi difficili nelle quali si sono trovati altri Paesi a noi vicini come la Francia.
La rivoluzione tecnologica nell’era digitale deve indirizzare le nostre aziende ad assumere comportamenti di rottura spazio-temporale, tali da conferire evidenti vantaggi in grado di diffondere e indirizzare un nuovo modo di pensare e fare impresa. Tale modo di pensare alimenta la rottura tecnologica che sta portando l’uomo da una società materiale ad una immateriale, costituita dal continuo flusso di informazioni il cui potere è quello di modificare i processi economici e politici della società.
Il progresso ed il benessere umano dipendono sempre più dalla capacità di gestire il ciclo evolutivo dell’informazione. Gli anni Novanta hanno visto lo sgretolarsi del sistema bipolare a favore dell’integrazione del così messo in discussione Stato Nazione, ma oggi è proprio il mercato a dare allo Stato il ruolo chiave di garante della stabilità tanto interna quanto esterna ad esso.
L’Italia, e i suoi attori principali, le imprese, devono prendere coscienza che in un mondo globalizzato, può sopravvivere solo lo Stato Stratega, il quale deve farsi carico di regolare i rapporti internazionali su più fronti. Le volontà del potere economico precedono più che mai oggi le volontà di potere politico. Lo scontro geopolitico si è trasformato con gli anni in scontro geoeconomico nel quale l’intelligence economica diventa metodo di cooperazione tra Stato e imprese italiane, capace di determinare l’influenza sugli equilibri tra potenze internazionali.
La nostra Nazione è da sempre tra quelle particolarmente sviluppate da una imprenditorialità unica, evidente è il caso del distretto della murgia, tra i DISTRETTI ITALIANI, che fino a qualche anno fa contava 13.529 addetti con una quota di mercato pari al 11% della produzione mondiale del sofà, con un fatturato pari a 2,4 miliardi di euro. Esso, abituato nel tempo a primeggiare negli scambi commerciali a causa della sua innata e vocata intuizione alla manifattura e al commercio non può e non deve sottrarsi al dovere di ripensare le proprie strutture di sostegno dell’economia approfondendo i bisogni di un corretto posizionamento strategico della propria offerta commerciale in un sistema che deve ritrovarsi e continuare a dominare a livello globale.
Ciascun settore industriale può vivere ma rimane incompleto fino a quando i pezzi di un grande mosaico puntano ad amalgamarsi. Sicché, lo Stato italiano per combattere la guerra economica deve oggi giorno sapersi non solo adattare ma deve anche sapere anticipare le esigenze, i bisogni, creando le condizioni più favorevoli allo sviluppo delle proprie imprese. L’intelligence economica è chiamata a svolgere tale ruolo per cambiare le regole del gioco sul terreno delle competizioni commerciali internazionali, in quanto strumento di gestione del bene necessario. Compito dello Stato è favorire le sinergie a tutti i livelli della società funzionale allo sviluppo economico.
Affinché l’Italia continui a giocare un ruolo di rilievo a livello mondiale dovrà formulare con chiarezza la visione dei propri interessi nazionali, con l’ausilio di passione e mezzi che le sono da sempre stati riconosciuti. La classe dirigente pubblica e privata dovrà farsi carico della specifica condizione in cui versa la Nazione e dar vita ad un sistema di sicurezza economica efficace, dando spazio alla tutela delle filiere ancora attive nel nostro Paese oppure rivitalizzando il sistema di fare impresa che deve guardare oltre per acquisire quote di mercato perse.
Lo Stato deve farsi garante delle condizioni di sviluppo delle imprese, dialogando su più terreni con esse e facendosi carico di amministrare la sicurezza economica attraverso strumenti operativi come l’intelligence economica in un contesto immateriale animato dal web. Le imprese devono creare ricchezza e valore sul piano nazionale e internazionale e la società deve amministrare ricchezza per la tutela del bene comune e del benessere collettivo.
Estratto dalla tesi del Master in “Intelligence Economica” ed. 2019-2020
Candidato Massimiliano Napoleone
Tutor Giuseppe Gagliano, Marco Giaconi
Trackbacks and pingbacks
No trackback or pingback available for this article.
Per qualsiasi domanda, compila il form
[contact_form name="contact-form"]Ultime notizie
03Oct
Leave a reply