20
May
Ho conosciuto Lorenza Morello durante il suo colloquio per essere ammessa al Dottorato IASSP, durante la prima edizione.
Ho poi scoperto, solo recentemente, che la motivazione per la quale scelse di partecipare al nostro progetto era l’ennesima sfida con se stessa: comprendere se, dopo 10 anni dalla laurea (che le valse la lode e il “premio Bruno Caccia”) fosse ancora capace di produrre un testo che avesse valore scientifico e non solo finalizzato ad un servizio professionale. La risposta è stata una tesi eccellente e l’inizio di una collaborazione pro bono con il nostro Istituto, ed una stima reciproca che è andata corroborandosi nel tempo.
Lorenza è una giurista d’impresa e, anche questa attività che svolge in una struttura che lei stessa ha creato, è connotata dalla forte passione che ripone in ogni cosa che fa chi vive, sempre, la vita come una sfida con se stessi, e quindi in maniera costruttiva. Il servizio che forniscono alle aziende è altamente innovativo, specie in Italia, dove anche gli studi più all’avanguardia che seguono le aziende hanno un’impronta molto marcata verso la “litigation”, Morello ha invece creato attorno a sé una squadra di professionisti volti a dirimere il conflitto prima che questo nasca. E questo perché, durante gli studi alla McGill e a Palo Alto, ha ben compreso quanto il conflitto non sia patologico in un rapporto, bensì ontologico. Patologico è semmai il fatto che da un conflitto debba scaturite la fine del rapporto. E da questa chiave di lettura i servizi che vengono forniti alle aziende passano attraverso un’analisi dettagliata delle diverse realtà per poi studiare i percorsi più appropriati con particolare riguardo alla formazione. Ché, sempre per seguire uno dei cavalli di battaglia della Morello, esistono solo due tipi di aziende, quelle che si formano costantemente e quelle che muoiono.
Non solo consulenza, quindi, ma assistenza globale con piani personalizzati e obiettivi concretamente raggiungibili. Ivi compresa la gestione di tematiche delicate quali la ristrutturazione del debito, i rapporti con la PA, oppure internazionalizzazione, in un mondo dove parlare ancora di barriere e confini è anacronistico e letale ma dove per affrontare un Paese straniero servono competenza e coraggio. Così è riuscita, ad esempio, a salvare una multinazionale con casa madre in Italia che rischiava di lasciare a casa 100 dipendenti, con evidenti problemi per le relative famiglie e per il territorio che gravitava attorno a questa realtà.
Ivan Rizzi
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03Oct
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