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Dec
La bocciatura della manovra finanziaria 2019 del Governo Italiano da parte della Commissione Europea avrà il suo epilogo nella riunione Ecofin di gennaio 2019 dopo l’approvazione della manovra in Parlamento in dicembre pv in cui i ministri dell’economia e finanza dei 28 paesi aderenti alla Comunità Europea si esprimeranno formalmente sull’infrazione delGoverno Italiano alle regole europee in tema di eccesso del deficit e del conseguente grave deterioramento del debito pubblico.
L’Ecofin determinerà le prescrizioni a cui dovrà attenersi il Governo Italiano tra cui quella più pesante del rientro del debito nel rispetto del Patto di Stabilità approvato da Parlamento nel 2012 che prevede di raggiungere in 20 anni il rapporto del 60% tra debito pubblico e PIL implicando ciò per l’Italia un avanzo primario, al netto degli interessi del servizio del debito, di € 65 Mld all’anno per 20 anni a parità di PIL.
La Commissione Europea farà rispettare le decisioni dell’Ecofin e quindi degli stati membri e svolgerà un controllo stretto sull’andamento del rapporto debito/PIL imponendo azioni di recupero in caso di scostamenti dagli obiettivi di contenimento.
Altre prescrizioni potranno riguardare il blocco di fondi strutturali all’Italia da parte della Commisssione Europea, quelli erogati dalla Banca Europea degli Investimenti, la cessazione dell’acquisto di titoli di stato italiani da parte della BCE e la comminazione di una sanzione d’importo dello 0,2%-0,5% del PIL.
Sarà una strada obbligata per il Governo Italiano che avrà poche chance di mitigarne gli effetti a meno di riuscire a costruire una rete di alleanze con la minoranza dei membri di maggior peso demografico della Comunità Europea oppure con la maggioranza dei membri di minor peso. Ciò significa negoziare richieste e concessioni con questi stati in tempi rapidissimi e prima della riunione Ecofin prevista il 22/01/2019.
La negoziazione comporta l’esistenza di una strategia di approccio con ciascuno degli gli stati membri, la conoscenza degli orientamenti e della merce di scambio su cui sono disponibili a trattare soprattutto in vista delle elezioni del Parlamento, Consiglio e Commissione Europea del maggio 2019.
Il Governo Italiano vorrà seguire la strada delle alleanze oppure trattare solo con la Commissione Europea pur sapendo che tutti gli stati in Europa sono contro la manovra italiana in quanto l’aumento del deficit e l’evoluzione progressiva del debito, in assenza di una stabile crescita economica, non potrà che avere ripercussioni negative sull’andamento delle proprie economie e finanze?
In caso affermativo, il Governo Italiano avrà l’autorevolezza e la credibilità di farsi sentire e di saper convincere in una dialettica do ut des?
Nutro forti dubbi sia sulla volontà del Governo Italiano di trattare in tempi ristretti con gli stati d’Europa sia sulla capacità di riuscirci in quanto nel Governo manca una strategia sul posizionamento politico, economico ed aggiungo militare dell’Italia nello scacchiere internazionale.
Nell’ambito della negoziazione con la Commissione Europea e con gli stati membri sulle richieste e concessioni da fare, l’obiettivo principale del Governo Italiano dovrebbe focalizzarsi sul gradiente di discesa negli anni del rapporto debito/PIL che, nelle migliori ipotesi, dovrebbe scendere dal 131% al 100% in 10 anni con un conseguente avanzo primario del 4% annuo del PIL (al lordo degli interessi del servizio del debito) e ad una crescita del 3% lordo del PIL.
In questo modo il valore assoluto del debito pubblico rimarrebbe invariato negli anni mentre il PIL raggiungerebbe l’importo del debito in 10 anni.
Sulla discesa del rapporto debito/PIL la Commissione Europea e gli stati membri saranno rigorosi in relazione alle implicazioni generate dalla mancata attivazione delle azioni di contenimento del debito su tutta la Comunità Europea potendo testimoniare il pareggio del debito col PIL in nazioni come la Francia e la Spagna ed addirittura rapporti inferiori a 100 nella maggioranza degli stati europei.
Secondo il sottoscritto l’obiettivo 100 in 10 anni potrebbe essere accettato dagli stati membri con cui trattare mentre per il Governo Italiano implicherebbe il passaggio politico più arduo di diluire negli anni l’attuazione del reddito di cittadinanza, delle pensioni a quota 100 e della flat tax.
Nel contempo vanno portate avanti le riforme per conseguire l’obiettivo del pareggio debito – PIL e per migliorare il benessere degli Italiani.
Come già spiegato in un altro mio intervento, l’avanzo primario lordo del 4% è raggiungibile incidendo efficacemente sulla riduzione dell’evasione fiscale, sull’introduzione di fondi pensionistici privati per ridurre la spesa INPS, sulla concentrazione degli ospedali in grandi unità per migliorare i servizi e ridurre la spesa sanitaria, sulla riduzione degli oneri della pubblica amministrazione tramite sia lo svecchiamento del personale con l’ingresso di giovani da formare, sia la diminuzione dei corpi di polizia ed un loro miglior addestramento
Il tasso di crescita del 3% lordo del PIL è conseguibile facendo sistema tra banche, giustizia, pubblica amministrazione ed imprese per rafforzare il made in Italy, creando aziende champion tramite operazioni M&A di PMI agevolate fiscalmente, favorendo la nascita di cluster tecnologici composti da università top, centri di ricerca applicata da costituire perché assenti in Italia ed imprese innovative e potenziando gli Istituti Tecnici Superiori
Il tasso di disoccupazione, l’ascensore sociale e i livelli di retribuzione dei giovani migliorerebbero.
Il tutto supportato da un Documento di Politica Industriale del Governo Italiano che determini le filiere del made in Italy da sostenere e attuato da una Cabina di Regia.
L’impegno pragmatico del Governo Italiano sul calo del rapporto debito/PIL unito a un insieme di riforme che ne sostengano l’attuazione e migliorino il benessere degli Italiani verrebbe valutato positivamente dalla Commissione Europea e dagli stati membri con cui trattare
La solitudine dell’Italia nel contesto europeo e l’inazione storica del Governo Italiano in tema di debito pubblico vanno aggredite con una strategia di riforme e di alleanze ed in tempi ristretti.
Certamente i 10 anni di disciplina di bilancio richiedono la presenza di una classe politica non ancorata a provvedimenti di corto respiro che generino temporanei benefici per i cittadini, bensì capace di vedere lontano e di impostare riforme di ampio respiro che incidano profondamente nella vita economica e sociale con ricadute positive a medio/lungo termine sul benessere dei cittadini e che siano durature.
Una classe politica competente e formata in contesti accademici o consolidata in esperienze internazionali avvierebbe un percorso di discesa del rapporto debito/PIL mediante riforme strutturali e con l’ausilio di un’assidua ed efficace campagna di comunicazione verso il Paese che convinca i cittadini ad accettare sacrifici per qualche anno in vista di un bene superiore e stabile.
Costituire un patto governo-cittadinanza per un forte impegno comune che privilegi il senso dello stato e lo spirito di appartenenza per fare dell’Italia nuovamente un grande paese riconosciuto da tutto il mondo.
I risparmi e I beni accumulati dagli Italiani negli ultimi decenni per paura del futuro è superiore a quattro volte il debito pubblico e potrebbe costituire il viatico favorevole dal punto di vista psicologico per percorrere la strada verso un bene superiore in un futuro migliore.
D’altronde un recente sondaggio dell’istituto di ricerca Ipsos rivela che il 60% degli Italiani sono per un’intesa con l’Europa e sensibili a fare concessioni alla Commissione Europea per tenere i conti in ordine, anche in considerazione della riduzione del PIL intervenuta nel 3° trimestre 2018 dopo 14 trimestri di crescita che potrebbe preludere a una congiuntura recessiva dell’economia italiana nel 2019 che gli Italiani vogliono evitare.
È il momento della svolta!
Il governo giallo-verde del popolo sarà in grado di invertire la rotta e di disciplinarsi alle regole europee con un gioco di alleanze che gli consentirebbero di ottenere sostanziali agevolazioni oppure sarà disponibile a fare aperture modeste sulla manovra bocciate successivamente dall’Ecofin con l´intento di giocarsi il futuro nelle elezioni europee del maggio 2019 ?
In quest’ultimo caso, anche alleandosi con i governi populisti del Gruppo di Visegrad, sarà arduo sconfiggere la maggioranza nel Parlamento Europeo costituita da Popolari, Socialdemcratici e Alleanza Liberali & Democratici seppure in previsto calo di voti.
La consapevolezza del Governo Italiano di rischiare di finire come Don Chisciotte de la Mancha ha lo scopo forse di creare i presupposti di un ribaltone politico italiano post elezioni europee?
Alberto Stuflesser
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03Oct
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