08
Mar
Premessa
Cimentarsi nel tracciare un percorso programmatorio per rilanciare il nostro Paese non è un’impresa facile.
L’Italia ha una storia millenaria di cultura e trasformazioni geopolitiche spesso subite per volontà di grandi potenze straniere.
Ora è arrivato il momento per riaffermare i valori della nostra civiltà umanistica e di accendere nell’uomo, nella donna e soprattutto nei giovani italiani il fuoco del cambiamento e la volontà di far ritornare il Paese ad essere protagonista nello scacchiere internazionale e nella politica interna.
Politica estera
Lo Statista Tedesco Bismarck sosteneva che l’autorevolezza in politica estera consentiva ad un paese di sviluppare efficacemente anche la propria politica interna mentre viceversa gli effetti non erano assicurati.
L’Italia non ha mai goduto di una riconosciuta autorevolezza e credibilità in politica estera nell’ultimo centenario partendo dalle due guerre mondiali fino ai 70 governi succedutisi nel dopoguerra ad oggi.
L’Inghilterra, la Francia e la Germania hanno costruito invece la loro forza come nazione puntando sul loro prestigio e su scelte strategiche in politica estera sia nelle guerre che nella successiva costruzione e gestione dell’Unione Europea.
Il primo passo di un cambiamento di rotta dell’Italia dovrebbe essere la costituzione del Dicastero di Strategia Estera sull’esempio del Foreign Office britannico.
Il DSE dovrebbe affiancare il Governo Italiano ed avrebbe la missione di:
- elaborare un piano strategico ventennale definendo la visione sul posizionamento dell’Italia nello scacchiere internazionale con riferimento al valore del PIL ed alla potenza della propria economia, ai rapporti di peso in seno all’Unione Europea ed agli organismi internazionali quali NATO, ONU, OCSE, OSCE, BCE, FMI, Banca Mondiale ed alla presenza militare nei paesi del Terzo Mondo;
- promuovere gli interessi economici dell’Italia in un’aperta economia globale sempre più in via d’espansione;
- perseguire la sicurezza di approvvigionamento globale di energia;
- garantire la sicurezza globale dal terrorismo e dalle armi di distruzione di massa;
- proteggere l’Italia da immigrazione illegale, traffico di droga e dalle organizzazioni criminali internazionali;
- promuovere lo sviluppo sostenibile, sostenuto da democrazia, buona governance e diritti umani.
Il piano strategico a lungo termine elaborato dal DSE dovrebbe essere accompagnato da un execution plan di politica estera ed interna a carico del Governo Italiano che si avvale delle proprie strutture governative e ministeriali sotto la supervisione e controllo del DSE.
Il piano strategico ed il piano di attuazione andrebbero soggetti a controlli continui per garantirne la rotta e devono essere strumenti efficaci per conseguire gli obiettivi di rafforzamento del nostro Paese nel contesto politico, economico e militare del mondo.
Politica interna
L’affidabilità e l’autorevolezza che l’Italia si deve guadagnare all’estero tramite una politica estera imperniata su un ventaglio di obiettivi a lungo termine dovrebbe essere accompagnata da una politica interna di riforme che ne rafforzi la credibilità e l’immagine di un paese “par inter pares”.
Riforme
A – Debito pubblico
L’ingente debito pubblico italiano rappresenta un freno alla crescita dell’economia e un gravame per le nostre generazioni future che non ne hanno colpe.
Per ridurre il debito di 32 punti percentuali e portarlo al livello del PIL nell’arco temporale di 10 anni è necessario un piano di azioni di contenimento del debito e di crescita del PIL come segue:
- conseguire anno per anno un avanzo primario del 4% sul PIL per compensare gli oneri del servizio del debito di circa 70 mld e mantenere invariato il debito di 2250 mld;
- conseguire anno per anno una crescita del PIL del 3 % al lordo dell’inflazione allo scopo di aumentarlo annualmente di 50 mld e di 500 mld in 10 anni per portarlo dai 1700 mld di oggi ai circa 2250 mld del debito;
A1 – Obiettivo 4% avanzo primario
- Agire sulla riduzione della spesa pubblica attuale di 800 mld che rappresenta quasi il 50% del PIL tramite:
- spesa pensionistica:affiancare al sistema di contribuzione pubblico INPS un sistema di contribuzione privato (fondi pensionistici) rendendolo obbligatorio per lavoratori dipendenti ed indipendenti. In questo modo il lavoratore beneficia di una 2a rendita pensionistica alimentata da un proprio accantonamento contributivo annuale e le imprese beneficiano a loro volta di un calo della contribuzione a loro carico che
attualmente è del 24% per portarsi al 16% delle imprese francesi o del 10% delle imprese tedesche. Riducendo il cuneo contributivo si riducono le erogazioni INPS e quindi la spesa pubblica del sistema pensionistico. - spesa sanitaria: diminuire il numero delle aziende ospedaliere tramite l’introduzione di benefici fiscali che ne promuovano la fusione con conseguenti economie di costi e potenziamento delle strutture ospedaliere nel mercato dei servizi alla persona e nel reperimento di risorse per intensificare le attività di R & S.
- spesa amministrazione pubblica: 3.300.000 dipendenti e 170 mld di spese all’anno per personale nei ministeri, regioni, province, enti locali, sanità, istruzione, magistratura e forze militari, età media superiore ai 50 anni con il 25% dei dipendenti di età superiore ai 60 anni.
Sono previsti 500.000 pensionamenti nei prossimi anni per cui il personale va svecchiato con l’assunzione progressiva di giovani che costano meno e sono più produttivi una volta adeguatamente formati per cui il rapporto nuove assunzioni/dimissioni potrebbe risultare di 1,5/2.
Una menzione particolare sulla spesa dei corpi di polizia che in Italia ammonta alla cifra esorbitante di 27 mld per stipendiare 450.000 dipendenti delle 7 forze di polizia (polizia penitenziaria, corpo forestale, guardia di finanza, carabinieri, polizia di stato, polizie regionali e municipali) più guardie giurate.
Abbiamo il più alto numero di poliziotti, carabinieri e finanzieri per abitanti; contro i 508 agenti ogni 100mila cittadini in Italia la Germania ne conta 300, la Francia 354 e la Gran Bretagna 259.
Quindi è imperativo ridurre ed addestrare meglio le forze di polizia. - Recupero dei capitali da evasione fiscale: intensificare le azioni di individuazione degli evasori e di recupero delle tasse evase che ammontano a circa 100 mld anno (IRES, IRPEF, IRAP, IMU, IVA)
A2 – Obiettivo crescita 3% PIL
- Sistema Paese: l’affermazione del made in Italy nel mondo non va lasciata solo allo spirito di iniziativa ed all’imprenditorialità delle singole imprese ma deve essere frutto di un gioco d’insieme che coinvolge imprese, banche, amministrazione pubblica e sistema giudiziario nel rafforzare la penetrazione nei mercati ed il potenziamento della R & S, nel reperire le risorse finanziarie per gli investimenti, nell’ottenere autorizzazioni
e permessi e nel semplificare l’iter amministrativo, civile e penale della giustizia.
Il Sistema Paese rappresenta la piattaforma di collaborazione tra vari soggetti attori che hanno lo scopo comune di far gioco di squadra e di irrobustire la competitività del modello di economia italiana con riflessi
incrementativi sui livelli produttivi e sull’occupazione della forza lavoro emulando quanto altri paesi come la Germania e la Francia stanno facendo con successo.
Il Sistema Paese costituisce la prima architrave di crescita del PIL in termini di investimenti,consumi ed esportazioni a cui si aggiunge l’aumento della spesa pubblica in infrastrutture in virtù delle azioni di controllo del debito pubblico. - Industrial champions: le microimprese con meno di 10 addetti sono 4 milioni e rappresentano il 95% del totale delle imprese in Italia, forniscono lavoro al 47% della forza lavoro totale e contribuiscono al 30% del valore aggiunto.
Le piccole e medie imprese con 10 < addetti > 250 costituiscono il 33% della forza lavoro e contribuiscono al 38% del valore aggiunto mentre nelle grandi imprese si concentrano il 20% degli addetti ed il 32% del valore aggiunto.
In Italia le grandi aziende con > 250 addetti sono 3.200 e rappresentano lo 0,01% del totale di 4.200.000 aziende contro 10.000 aziende di grandi dimensioni in Germania che rappresentano il 5% del totale di 2.000.000.
Le dimensioni di un’impresa hanno un forte impatto sul posizionamento nel mercato, sulla produttività, sull’innovazione tecnologica, sugli investimenti e sull’occupazione crescendo con le stesse.
Il Governo Italiano ha il compito di varare il Documento di Politica Industriale andando a determinare le filiere tecnologiche del made in Italy su cui puntare (moda, agrIfood, culinaria, turismo, manifatturiero tessile, manifatturiero automotive, manifatturiero meccanico, manifatturiero elettronico) individuando i distretti industriali,promuovendo la fusione delle MPI tramite agevolazioni fiscali e la creazione di campioni nazionali dell’industria come in Francia e Germania,agevolando la nascita di cluster tecnologici costituiti da poli universitari di eccellenza, centri di ricerca, imprese e start-up.
La creazione di nuove grandi aziende nate dalla fusione di MPI costituisce la seconda architrave di crescita del PIL. - Cluster tecnologici: la trasformazione digitale sotto le svariate forme di Industria 4.0, IoT, big data, cybersecurity ,smart city, smart home, smart grid, e- mobility,V2G, automobili a guida autonoma, intelligenza artificiale, prosumer, e-commerce, piattaforme SAAS, PAAS, IAAS, cloud necessita di alte competenze digitali, di lavoro in team e di cospicui investimenti per abilitare un ecosistema in grado di favorire la produzione di beni e servizi da parte delle aziende favorendo una maggior produttività e qualità.
Il connubio tra università tecnologiche scelte in base ad una graduatoria di standard internazionali, centri di ricerca sul modello Fraunhofer in Germania o Catapult in Inghilterra che assumono i migliori studenti universitari, imprese che contrattano servizi di ricerca applicata con i centri di ricerca e le start-up innovative che vengono incubate da università e centri di ricerca costituisce un ecosistema in grado di affrontare le sfide tecnologiche e di mercato del presente e del futuro,di favorire la formazione di adeguate competenze nel mondo del lavoro e di creare occupazione giovanile.
I cluster tecnologici costituiscono la terza architrave di crescita del PIL.
NB:In merito alla fattibilità di un percorso di progressivo rientro del debito vale l’esempio del Belgio che nei 14 anni a cavallo dell’anno 2000 (dal 1994 al 2007) è riuscita senza traumi a ridurre il rapporto debito/PIL dal 140% al’80% ed a mantenere un tasso di crescita del PIL superiore al 2%.
Altre riforme
- Istruzione: la dicotomia tra competenze richieste dal mondo delle imprese e quelle offerte dal mondo dei giovani è ampia in quanto gli insegnamenti nelle scuole medie superiori sulle innovazioni tecnologiche e sulla
trasformazione digitale sono assenti ed il corpo docente non è preparato.
L’alternanza scuola-lavoro non è sufficiente, è quanto mai necessario che il Ministero dell’Istruzione emani provvedimenti legislativi sull’introduzione delle tecnologie digitali nelle scuole medie superiori (sistemi computerizzati non smartphone!) e sui requisiti per la scelta del corpo docente in proposito.
A livello di istruzione superiore gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) preparano i giovani alle professionalità richieste dall’industria tramite corsi triennali ma sono in numero modesto (92 ITS) e frequentati da soli 8.000 studenti contro gli 750.000 studenti delle 220 Fachoberschulen in Germania che offrono cicli formativi 3+2 nel campo delle scienze applicate.
Compito del Ministero dell’Istruzione è quello di varare provvedimenti legislativi per aumentare gli ITS in numero e promuovere campagne comunicative per sensibilizzare i giovani a frequentare gli ITS scardinando la tendenza culturale tipicamente italiana che gli indirizzi umanistici sono più “nobili” e che le università rappresentano il viatico per trovare un lavoro adeguato alla professione scelta. - Disoccupazione:la disoccupazione ufficiale in Italia viene riportata al 12% con 3 milioni di disoccupati,tuttavia non tiene conto di 2 milioni di giovani NEET (Not Employed Educated Trained) e considera come occupati 3 milioni di lavoratori part-time (sottoccupati che lavorano poche ore alla settimana) e cassaintegrati che non lavorano ma percepiscono l’indennità di disoccupazione per cui il totale di non occupati e sottoccupati assomma a 8 milioni pari al 30% della popolazione in età lavorativa.
Per far crescere l’occupazione bisogna far crescere sia l’industria italiana tramite le riforme descritte in precedenza sul Sistema Paese, Piano Industriale, campioni nazionali, cluster tecnologici sia il sistema dell’istruzione digitale a livello di scuole medie superiori e le scienze applicate a livello di ITS.
A poco servono i redditi di inclusione ed i redditi minimi garantiti se non ad incentivare forme di assistenzialismo e la rinuncia alla ricerca di un lavoro. - Civismo: il degrado morale in molte frange della popolazione italiana con il nervo scoperto costituito dalle 3 associazioni a delinquere (cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra) mai debellate in decenni di storia a causa del radicamento nel tessuto sociale del meridione e delle connivenze con una parte del sistema politico italiano, richiama l’imperativo categorico del GI di elaborare un progetto di educazione civica nelle scuole d’obbligo che metta l’etica al centro della sfera comportamentale e che ponga come obiettivo a MLT la nascita di una cultura di rispetto verso persone e cose, la responsabilizzazione individuale, la cultura del merito ed il bando all’assistenzialismo.
- Forza militare: un paese che si rispetti all’estero deve avere voce in capitolo in seno alla NATO e partecipare attivamente alle missioni di pace e di difesa dei diritti internazionali intervenendo anche militarmente se necessario per ripristinare le condizioni di libertà e legalità in un determinato paese superando l’empasse culturale dell’inerzia militare per non apparire un paese “guerrafondaio”.
Il GI deve prevedere una quota della spesa pubblica destinata al rinnovamento dell’arsenale militare in aviazione, in marina e terrestre ed all’aggiornamento formativo del corpo militare.
Le ricadute sono positive in termini di immagine del Paese Italia, di incremento della produzione di tecnologia militare italiana, dell’occupazione.
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