13
Sep
Condivido l’articolo di Ernesto Galli della Loggia comparso qualche settimana fa sul Corriere della Sera.
L’Italia manca di statura politica all’estero in quanto, a causa della cronica instabilità politica e del carente senso dello stato dettato dall’imperante atteggiamento di provincialismo e populismo dei nostri politici, non è in grado di elaborare ed applicare una strategia politica nei rapporti militari, economico-finanziari e di diritti civili con i paesi europei (ed extra) in modo da salvaguardare i propri interessi geopolitici ed essere rispettata in sede di Commissione Europea, Nato e ONU.
Mentre la Gran Bretagna si è dotata del Foreign Office come organizzazione per le strategie e vanta forti legami storici col Commonwealth non trovandosi a malpartito con la Brexit, la Francia ha tratto insegnamenti dalla seconda guerra mondiale istituendo nel 1945 l’Ecole Nationale d’Amministration (ENA) allo scopo di formare la successiva classe politica a criteri di professionalità, efficienza e autorevolezza e mandare al potere personaggi strutturati ed orgogliosi di rappresentare il proprio paese, la Germania si è risollevata dall’ultima guerra esprimendo un potere politico capace di negoziare e concordare con EU, USA e URSS l’abbattimento del Muro di Berlino e di far assurgere il paese a prima potenza industriale in Europa, l’Italia in questi ultimi 70 anni ha subito oltre 60 governi, è scesa di due posizioni nella graduatoria del PIL a livello mondiale è diventata più povera come PIL su abitante, non ha una un attivismo militare all’estero tale da guadagnarsi prestigi, ha un debito fuori controllo tale da essere bollata come inaffidabile, ha sviluppato un tasso di disoccupazione tra i più alti dei 28 paesi europei.
Così assistiamo alla politica migratoria impostata in Libia, paese con forti interessi italiani, da parte di Macron invece che dal Governo Italiano, alla conquista del Made in Italy da parte delle imprese transalpine senza che ci siano contropartite equivalenti (52 mld di conquiste francesi contro 7 mld italiane), ad atteggiamenti ambigui ed arrendevoli dei politici italiani nei confronti dei funzionari della CE, alla stampa straniera che ignora l’Italia o parla solo dei nostri drammi (NPL banche, terremoti, incendi dolosi, Capitale senz’acqua), alla sindrome di paese inaffidabile fintantoché il debito dello Stato non è calato al valore del PIL.
Quel grande Statista di Bismarck aveva ragione quando sosteneva che un paese autorevole nelle relazioni internazionali riesce più abilmente a fare le riforme nel proprio paese.
La solitudine dell’Italia in Europa si porta dietro quindi un problema doppio.
Alberto Stuflesser
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