12
Jan
Alcune tra le grandi organizzazioni non governative fanno contrabbando di immigrati clandestini nel canale di Sicilia. L’accusa, documentata da varie fonti europee, tra cui Gefira e altre associazioni di analisti indipendenti del fenomeno, può essere facilmente documentata da ogni lettore con www.marinetraffic.com. In seguito vi daremo i nomi delle navi utilizzate.
Le organizzazioni coinvolte in queste operazioni, sempre secondo alcuni analisti indipendenti, sono il MOAS, ovvero il Migrant Offshore Aid Station, con sede a Malta; Jugend rettet associazione umanitaria con sede a Teltow e fornita di autonoma nave; la Stitching Boorvlucheting, una ONG olandese di Utrecht sempre per il salvamento in mare; l’immancabile Mèdecins sans Frontiéres, Save the Children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea Eye e Life Boat.
Sia ben chiaro, sul piano giuridico le operazioni sono permesse nell’ambito dell’attuale legislazione europea, ma le ONG invece dichiarano di aver salvato i migranti nel Canale di Sicilia, mentre in realtà vanno a prenderli direttamente vicino a Tripoli.
Oppure le navi delle ONG attendono a 8 o a 12 miglia nautiche dalla costa di quel Paese, che è stato destabilizzato grazie al cretinismo delle “primavere arabe” e all’ingordigia di Sarkozy e Cameron, felici di togliere l’Italia dal piedestallo petrolifero e geopolitico della Libia gheddafiana. Non si tratta quindi di salvare qualcuno in mare, ma di fare propriamente contrabbando di esseri umani.
Dopo aver prelevato le masse in attesa sulle coste libiche o tunisine, vicino a Zarzis, le quindici navi delle suddette ONG contattano la guardia costiera italiana e si fanno aiutare. Non si tratta qui del nobile e giusto fine di salvare vite in pericolo, ripeto, ma di gestire un traffico che è illegale malgrado le norme ad hoc della Unione Europea. Ciò ha portato a un aumento del 224% del numero di imbarcazioni che partono dalla costa libica e tunisina, certe di un pronto sostegno da parte delle forze italiane.
Non si comprende bene perché queste associazioni facciano questo. Certo, il denaro è un forte movente, dato che, come diceva il Buzzi di “mafia capitale” in una sua intercettazione telefonica, “i migranti rendono più della droga”.
Oppure, possiamo trovare in tanta ideologia “immigrazionista” il mito delle società multirazziali e perfino della vera e propria autodistruzione della nostra civiltà europea, ritenuta del tutto immotivatamente essere all’origine di tutti i mali dell’Africa e di ogni altro luogo del “Terzo Mondo”.
Hey Hey western culture must go! È uno dei gridi preferiti dei poveri studenti delle università USA, intorpiditi da un universale politically correct e dal più potente veleno che ci sia l’odio di sé.
Già, ma la coltivazione forzata in Ciad di riso chi la fa, l’Italia o l’Arabia Saudita? Lo sfruttamento intensivo delle miniere congolesi o centroafricane lo compiono oggi i cinesi, non gli europei, ormai privi di qualsiasi potenziale di espansione in Africa e stupidi capri espiatori di tutte le altrui colpe.
Svuotare il Continente Nero dall’eccesso di popolazione attuale significa, poi, condannarlo a futura e ulteriore povertà. Noi, nel frattempo, saremo egualmente condannati alla povertà, perché non potremo mai sostenere con la nostra miserrima crescita economica il grande Welfare State che dovrebbe sostenere anche i migranti.
Se infatti gli Stati europei o le aree etniche africane vanno in crisi, c’è sempre una banca internazionale che presta quei soldi di cui non avremmo avuto bisogno, se tutti i potenziali demografici e produttivi fossero rimasti intatti. Una geopolitica dell’indebitamento forzato, mistificata dal solito umanitarismo da salotto.
Se poi si va a vedere il curriculum di molti decisori UE su questi argomenti di migrazione, vedremo che si tratta molto spesso di vecchi dirigenti di banche d’affari internazionali.
Le navi utilizzate dai salvatori sono, nell’ordine, così potrete seguirle anche voi su marinetraffic.com, la Phoenix, nave del MOAS maltese-americano, registrata nel Belize, il Topaz Responder, sempre del MOAS ma utilizzata anche da “Médecins sans Frontiéres”, iscritta nei registi navali delle Marshall Islands, la Iuventa, nave olandese utilizzata dai tedeschi di jugend rettet, la “Golfo Azzurro” che è utilizzata dalla Fondazione Olandese per i Rifugiati, nave iscritta nei registri di Panama, la Dignity, sempre iscritta a Panama e utilizzata probabilmente dai “medici senza frontiere”, la Aquarius, sempre del MSF e registrata a Gibilterra, mentre la Vos Hestia invece è sempre di Save the Children, poi abbiamo la Proactiva Open Arms stranamente sparita da tempo dai siti di controllo del traffico ma segnalata spesso in acque libiche, la Bourbon Argos, sempre di “Medici senza Frontiere”, ma con bandiera lussemburghese, infine la Sea Watch I e II utilizzate da quasi tutte le ONG per i loro traffici.
Poi ci sono la Speedy, confiscata dal governo libico di Al Serraj, la Sea Eye di proprietà di un cittadino tedesco residente a Regensburg, la Minden, di proprietà della ONG tedesca Life Boat. E ora, davvero alla fine del nostro elenco, abbiamo la Audur, registrata in Olanda ma che nessuno sa da chi venga utilizzata.
Ecco, tutte queste navi partono regolarmente dai loro posti in Italia, a 260 miglia dalla Libia, arrivano a pochissime miglia dalle coste libiche o tunisine, si prendono il carico di immigrati e fanno ritorno o direttamente nei porti italiani o chiedono sostegno alla nostra Guardia Costiera.
Sarà poi il complesso meccanismo di rapporti tra le forze politiche locali, le organizzazioni criminali, i funzionari europei a fare il resto, per una spesa di oltre 10 miliardi di euro l’anno a carico del contribuente italiano. A cosa serva poi questa folle geopolitica dei trasferimenti non è chiaro. A prendersi manodopera a bassissimo prezzo per fare una concorrenza impossibile ad alcuni Paesi che pagano la forza-lavoro con una pedata nel sedere e una ciotola di riso? Follia.
Oppure a trasformare il nostro popolo in un melting pot americaneggiante? Non serve, costa troppo, noi abbiamo ancora un Welfare che tra poco non potremo più sostenere. Oppure, e la cosa sembra oggi la più probabile, a creare una massa di disperati finanziati stabilmente dalla UE e poi gestiti dalle organizzazioni criminali?
Marco Giaconi
(articolo tratto da www.alleo.it/2017/01/09/i-padrini-dellimmigrazionismo/)
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03Oct
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