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Feb
La finanza non rischia, eppure è solamente attraverso l’aiuto del mondo finanziario che è possibile risollevare il mondo produttivo. Qual è la sua esperienza?
La realtà della mia azienda comprende 5000 clienti circa, 4000 sono clienti locali e comprano la pubblicità sui nostri veicoli pubblicitari, realtà che hanno sofferto molto nel periodo dal 2008 a metà del 2014. Quello che stiamo notando però è un miglioramento progressivo della situazione a partire dal secondo semestre del 2014. I piccoli operatori locali sono imprenditori che fotografano la piccola impresa italiana, e ovviamente hanno accusato per primi la crisi, ma per primi stanno sperimentando un cambiamento di umore del consumatore in Italia. Noi, come media tradizionali di pubblicità esterna, abbiamo esattamente la stessa caratteristica delle imprese locali, accusiamo quindi per primi il colpo ma partiamo per ultimi come ripresa, avvenuta cioè a partire dall’inizio del 2015. Un ripartire quindi non al trotto e nemmeno al galoppo, ma comunque un buon passo in avanti anziché indietro.
Per quanto riguarda le banche, noi facciamo parte del gruppo «Decaux», quotato in borsa a Parigi e presente in 70 paesi nel mondo, leader mondiale nel nostro settore. Abbiamo di conseguenza delle regole di corporate governace, con criteri molto rigorosi sull’indebitamento. Nello specifico devo dire che siamo stati privilegiati da questo fattore rispetto ad altri imprenditori, in quanto, avendo avuto una grande attenzione sulla quantità di debito in questi anni, abbiamo saputo reagire senza essere vincolati e condizionati dalla stretta del sistema bancario.
Questa lunga crisi ha fatto capire che c’è un limite da non superare da parte della finanza speculativa, dato che il mondo del lavoro ha bisogno della finanza reale per riprendersi?
Bella domanda. Direi che è molto difficile distinguere tra finanza speculativa e non, perché i soldi seguono il rendimento. La crisi ha evidenziato che la precipitazione dettata da esigenze di ottimizzazione finanziaria è stata fatta molte volte sulla pelle delle persone che lavoravano nelle aziende, determinando non solo problemi per le specifiche persone ma anche una psicosi “dell’attesa del peggio” e un’erosione di quel poco di fiducia che poteva essere rimasta. Le famiglie sono sprofondate in una privazione di entrate che ha portato alla disperazione, poiché molti hanno perso il lavoro in un momento di massima difficoltà nel trovarne un altro. Questa è stata una chiazza d’olio che si è espansa, quindi anche le famiglie che avevano mezzi, risparmi e possibilità di investire e spendere, hanno tirato il più possibile la cinghia, paralizzando l’economia.
La finanza ha una grande colpa a proposito, valutando gli effetti solamente sul breve periodo. Come imprenditore e cittadino ritengo che un po’ di buon senso e di visione a medio e lungo termine sia essenziale. L’attuale situazione corrompe una sana visione, annullando la prospettiva di un futuro positivo per l’individuo e per la società, annullando la fiducia che il domani possa essere migliore del presente, anzi instillando una nuova condizione umana che guarda al domani con la convinzione che sia sicuramente peggiore. Ciò non solo peggiora la qualità della vita, ma ha ripercussioni negative lavorative e non. Certamente si sopravvive a tutto e ci si fortifica, anche perché non sapendo prevedere il futuro, quando arriva lo si affronta, ma si deve perseverare ed essere il più ottimisti possibile.
Quanto la burocrazia affossa una ripresa già difficile?
Sposo totalmente e incondizionatamente il fatto che la burocrazia sia un gancio che frena molte volte illogicamente il lavoro produttivo. Le cito un esempio, noi abbiamo rivisto tutta la logistica per ammortizzare i costi degli spazi che ricadono sul prezzo del nostro prodotto, spostando tutta la logistica operativa di soli 6 km. Un’operazione per la quale siamo stati obbligati a cercare una persona esperta, assunta appositamente al fine di ottenere tutte le carte necessarie per poter partire con una attività come la nostra, che non è inquinata.
Riattivare l’economia è complesso, il post-crisi non è favorevole per le PMI e le manifatture, realtà vulnerabili bisognose di investimento, alle quali è richiesta una sempre maggiore competenza, manageriale e di rete. È possibile oggi fare impresa per realtà produttive piccole?
Da questo punto di vista fare l’imprenditore è una missione, bisogna volerlo. Ci sono segnali positivi, l’esportazione sta aumentando, anche l’occupazione sta crescendo, io sono assolutamente fiducioso. Inoltre tutte le delocalizzazione che sono state fatte hanno distrutto il territorio, ma è stata una scelta di corto respiro e la maggior parte sta ritornando, poiché solamente una parte minoritaria ha tenuto.
Dobbiamo capire che in un momento precario come questo, si deve tutelare il lavoratore assicurandogli un posto di lavoro sano. L’entusiasmo e la motivazione vengono garantiti non solo dallo stipendio ma anche dalla qualità del luogo di lavoro, nel quale si passa mediamente buona parte della propria esistenza. Compito fondamentale delle aziende e degli imprenditori è quello di non trascurare questo aspetto. Il risvolto psicologico è altrettanto importante quanto quello organizzativo e tecnico, l’essere umano è diverso l’uno dall’altro ed è impossibile omologarlo.
Obiettivo della sua azienda è quello di dare alla comunicazione outdoor anche un valore estetico all’interno del contesto urbano quale forma di bellezza, che non segua solo le esigenze di comunicazione dei clienti inserzionisti ma anche le aspettative dei cittadini in termini di senso estetico e di servizi di pubblica utilità. Quanto è importante questo aspetto?
Questo è il punto sul quale «Decaux» ha basato la sua filosofia, ed è il nostro modo di contribuire ad una sana convivenza della nostra attività con la vita della città, dando qualità. Indubbiamente il decoro urbano è anche una responsabilità delle Amministrazioni, molte volte sommerse da palificazioni incredibili e con una pessima manutenzione delle strade. Purtroppo mancano i soldi, ma quando sia ha a che fare con risorse scarse e contingentate si deve capire dove si spende troppo per riuscire ad avere la possibilità di investire di più in altri ambiti, quali ad esempio la cultura.
Fabrizio du Chène de Vère, Amministratore Delegato IGPDecaux, leader e unico operatore globale di comunicazione esterna in Italia.
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03Oct
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