18
Sep
Cosa ci resta della “cura delle cose pubbliche in pubblico”? Per Norberto Bobbio, la definizione minima di democrazia è un insieme di regole di procedura per assumere decisioni collettive, in cui è prevista e facilitata la partecipazione più ampia possibile degli interessati.
Vediamo però giorno dopo giorno ridursi la base sociale di quelle decisioni: il ceto medio. Forse si sta avverando la profezia di Von Hayek: “Niente borghesia, niente democrazia”.
La sovranità nazionale –su cui si reggeva l’Interesse nazionale- è stata sciolta a favore della maggiore funzionalità della UE, ma senza sovranità se ne va anche la democrazia, poiché la democrazia è stanziale o non è. Essa è definita dal suo territorio, dalla sua storia e cultura, dagli interessi dei suoi abitanti.
Il nostro paese conserva, insieme alle sue grandi chance di intraprendenza, anche i geni storici della propria auto-dissoluzione.
Una parte di colpa ce l’ha l’interposizione pubblica che, nelle vesti di alta e bassa burocrazia impone a tutto ciò che si muove una farragine e una iper-tassazione che non hanno eguali nel mondo, svilendo la stessa volontà di intraprendere, di lavorare, di investire . Ecco l’aporia: mercato globale aperto nel liberismo dispiegato e mercato interno chiuso, frenato da una struttura burocratico fiscale che pare neosovietica
In questo senso si può dire che la politica stessa è diventata una forma della burocrazia.
È quindi una democrazia senza popolo, il popolo infatti non si nomina più, al suo posto ritornano i vecchi sostantivi degli elitisti: massa, moltitudine, gente comune, oppure target, audience, pubblico…
Forse siamo già entrati nella postdemocrazia, forse ne siamo addirittura l’avanguardia occidentale.
Voglio ricordare uno scritto di Luigi Einaudi del 1960
“Migliaia di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli.
È la vocazione naturale che li spinge, non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente”.
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